mercoledì 18 novembre 2009

IL SIMBOLO PERDUTO



Ho finito di leggere la quinta fatica letteraria di Dan Brown, Il Simbolo Perduto. Il libro non è leggero, nel senso fisico del termine dico. 600 pagine per una copertina presumibilmente in gesso e marmo e un totale di 40-50 chili di romanzo. Partiamo dal presupposto che non stiamo parlando nè di Tiziano Terzani nè di Dostoevskij, ma di Dan Brown. Considerando pure che l'ultima cosa seria che avevo letto era il retro della confezione di bagnoschiuma mentre sul water cercavo ispirazione, tutto ciò è notevole. Non sono libri impegnati, semplici romanzi che tra le righe ci ricordano quanto la Chiesa sia un'associazione a delinquere e la religione cattolica sia solo una commistione di credenze pagane e superstizioni medievali. E' un romanzo, quindi il tutto è romanzato, ma molte cose, come fu per Angeli e Demoni e Il Codice Da Vinci, sono vere e verificabili, e riescono a dare alla storia un senso di realismo che, tolta dal contesto, probabilmente non avrebbe. Per il resto è esattamente un romanzo di Dan Brown, c'è il protagonista, un co-protagonista che resta con lui per tutto il tempo e una sequela di 3-4 personaggi che accompagnano a turno il viaggio dei due. Poi di solito uno di questi è in combutta col cattivo e c'è il colpo di scena finale. Fin qui tutto bene, ma le ultime 80 pagine a che cazzo c'entrano? Di sicuro il libro, con meno pathos del solito, veicola un messaggio di fondo più positivo e di speranza, oltre a dare più spunti di riflessione sulla fede e sul senso della vita, ma il finale l'ho trovato un po' stucchevole e riempitivo. Meglio gli altri, tutto sommato.

Voto: 6,5

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