mercoledì 26 maggio 2010

DRAQUILA: L'ITALIA CHE TREMA

Partiamo dal presupposto che se non l'avete visto sarà il caso di rimediare a breve. E non perchè è "il solito documentario da comunisti", ma perchè racconta di cose di cui io, personalmente, non avevo mai sentito parlare. E io non sono il nonnino leghista che legge solo La Padania e guarda Pomeriggio 5, non sono il truzzo bimbominkia che si presenta alla sua prima votazione con le basi apprese il giorno prima da Studio Aperto (che pensa essere un'appendice di Studio Sport), nè una semplice persona che di giorno lavora e ha tempo di informarsi solo attraverso telegiornali (controllati) e giornali (controllati pure quelli). Mi vanto, senza pensare di essere la mens mentis della comunicazione italiana, di avere qualche conoscenza in merito a messaggi subliminali, censure, controlli e quant'altro. So navigare sui siti giusti, so capire dove posso trovare informazioni degne di questo nome. Eppure, nonostante quello, questo documentario di Sabina Guzzani (che segue lo strepitoso Viva Zapatero di qualche anno fa), apre ulteriormente gli occhi su uno scenario che è ben peggio di ciò che ci si poteva aspettare.
Colpiscono le tendopoli-lager, ad esempio; posti dove gli sfollati, già sotto shock, non hanno gli stessi diritti che avrebbero nella piazza del paese: divieto di manifestare, divieto di riunirsi in gruppo (!), militari che chiedono "dove sta andando" ad una donna fuori dal camper dopo l'orario di cena, impossibilità da parte di esterni di entrarvi. E ancora, gente spedita in hotel sulla costa a centinaia di chilometri, case perfettamente abitabili o sistemabili con pochi giorni e pochi euro che vengono fatte obbligatoriamente abbandonare, conferenze stampa con giornalisti selezionati all'ingresso, notizie mandate all'ansa e bloccate ancora prima di poter essere pubblicate. E in tutto ciò (e molto altro che ora il meccanismo di rimozione mi sta aiutando a dimenticare), cittadini contenti, entusiasti dell'operato del governo. Perchè in fondo Silvio (ed è già drammatico il fatto che sia conosciuto presso i suoi adepti per nome, come un re, un leader spirituale o un dittatore) ha fatto tanto per loro, e se c'era la sinistra non eravamo messi così bene. E intanto le case della protezione civile, costate inutilmente centinaia di migliaia di euro, con triple messe in sicurezza, superflue e ipercostose, champagne in frigo (sì, era tutto drammaticamente vero) e vettovaglie, vengono consegnate a un terzo degli sfollati. Gli altri? Fatti loro, a Settembre le tendopoli vengono chiuse per far vedere che la situazione non è ferma, e vengono mandati altrove, magari negli hotel sulle coste.

Intense le scene della vecchina a cui viene chiesto di andare in ospizio ("gli ho risposto, lei non ce l'ha una madre? Ecco, ci mandi lei all'ospizio") e soprattutto del padre che, fidandosi della comunicazione di propaganda di cui lui stesso era stato complice, tranquillizza i figli nella notte delle scosse (prima di quella più forte) condannandoli a morte certa.

Lui e il suo senso di colpa, storie vere di speculazioni, scandali all'italiana e la lotta contro l'informazione di questo governo sono al centro di questo documentario. E vederlo, mai come in questo periodo, è un dovere civico.

Voto: 8

domenica 23 maggio 2010

LOST - IL FINALE


Ci siamo. Dopo sei anni (ma per me sono 3 mesi) si conoscerà il tanto atteso finale di Lost. Io, manco a dirlo, seguirò il finale trasmesso in contemporanea a quello della eastern coast, cioè alle 6.00 locali, su Fox canale 110 di Sky. Canale che, per la cronaca, dalle 17 di questo pomeriggio sta trasmettendo TUTTI gli episodi dell'ultima stagione uno dietro l'altro.

Ora, non ho chiaramente intenzione di vederli tutti. La sveglia è già puntata sulle 5.45, la buonanotte, verso le 22.30, pure. E' un sacrificio che ha richiesto l'isola, dopotutto.

mercoledì 12 maggio 2010

VENTITRE

Le puntate precedenti qui: 22, 21, 20, 19
Ma io, in cuor mio, vi pregherei di evitare il post dell'anno scorso. No, davvero, sono stato in grado in poche righe di tirarmi una gufata senza precedenti. Errore che non ripeterò quest'oggi, quindi happy birthday to me, la mia vita va avanti lenta e serena.

Son felice? Sì. Ho tutto quello che potrei chiedere perchè tutto quello che posso chiedere al momento è concentrato in quel metro e sett...anto mi dà tanto non potrebbe giocare in NBA. Non vorrei essere ripetitivo, ma il mio primo pensiero come ogni compleanno va a lui, perchè lui ha la pazienza di sopportarmi e lui mi dà la forza quando viene meno.

Sugli altri fronti alti e bassi. A parte l'argomento censurato di cui quest'anno non si parlerà, le amicizie sono costanti fonti di sollievi e delusioni, di novità e conferme, di crescita personale in un senso o nell'altro. Secondo il consueto teorema del "io ci sarò per sempre" gli amici vanno e vengono, se ne fanno di nuovi e vecchi spariscono, le parole lasciano spazio ai fatti non sempre coerenti, le sorprese, positive o negative, sono sempre dietro l'angolo.

Son fiero di quello che sono, nonostante i momenti di sconforto che sono diventati parte di me e che sempre mi caratterizzeranno. Ho la forza di reagire, ho una corazza usa-e-getta sotto la quale spero si stia formando l'uomo che sarò.
Non ho progetti a breve termine, ma in questo mondo non si può mai sapere, da un giorno all'altro potresti essere un lavoratore, laureAVEVIDETTOCHENONEPARLAVI, cambiare completamente percorso rispetto a quello che ti eri prescelto.

E se tra un anno anche queste poche certezze dovessero essere venute meno... amen, sarà stata un'altra occasione per crescere. Di imparare, in fondo, non si finisce mai.

Ma comunque sticà, tanti auguri a me.

martedì 4 maggio 2010

CONVIVENZA

No, non vado a convivere col mio ragazzo. Magara.
Riflettevo semplicemente sul fatto che, potenzialmente, la mia convivenza milanese con le tre coinquiline - di cui non ho mai eccessivamente parlato sul blog (mai sottovalutare la potenza di Google) - potrebbe essermi d'aiuto in un'ipotetica futura convivenza affettiva. Lo so, sono contesti diversi, da qui a cinque anni non mi ci vedo a ruttare a tavola (anche se...), pulire la camera una volta al mese (anche se...) e guardare telefilm fino alle 2 di notte (no, potrebbe uccidermi per molto meno). Tuttavia alcune cose si imparano solo dall'esperienza della convivenza prolungata: la pazienza, la capacità di aspettare l'altro/a e in qualche modo coordinarsi per fare le cose assieme. E' una sorta di famiglia obbligata, in cui non si ha nè si deve provare una qualsivoglia forma di affetto per gli altri.

Che poi l'affetto, per forza di cose, si crea. Nasce, aumenta, diminuisce, passa e si trasforma giorno per giorno, a seconda degli avvenimenti. Ciò che non si deve sottovalutare, però, sono gli equilibri. In questa casa, ad esempio, tolti io e la mia amica-di-una-vita, i rapporti tra le restanti due coinquiline sono talmente particolari e indescrivibili che in confronto la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia era un broncio di una settimana. Non si sopportano, ma niente è palese. Sorrisi educati, frasi di circostanza, ma nessuna delle due si fa pregare per parlare male dell'altra alla prima occasione utile. E' meraviglioso e così splendidamente femminile che mi fa tanto sentire Gossip Girl, visto che raccolgo un po' le confidenze di entrambe senza schierarmi nettamente (ma la mia preferenza, è ovvio, ce l'ho, siamo umani anche noi AlfonsiSignorini).

L'unica cosa che mi perplime e lascia un margine di pericolo in questo tipo di convivenze è la fuga di notizie. Dovete capire che è infatti il gioco preferito di ogni studente fuori sede raccontare a colleghi universitari, amici o semplici conoscenti, persone che si incontrano per la prima volta o cassiere del supermercato le abitudini più intime dei propri coinquilini. Suppongo abbia una funzione normalizzante, quella di far capire che, se in casa si è i più normali, si è particolarmente degni di attenzione nel contesto universitario. Capita così che, quando il compagno d'università entra in casa, sappia sui tuoi coinquilini più di quanto sanno i relativi genitori, o che, quando qualche coinquilino invita amici a cena, si cerchi di presentarsi nel modo migliore possibile risultando più fasulli e costruiti di quanto si farebbe in una cena coi suoceri.