lunedì 9 novembre 2009

BITA - ALE DAGLI ANNI '90 AD OGGI - 9^ PUNTATA

Vi avevo lasciato con un Ale spaesato, capace di imprese al limite del lecito, al limite dell'etico, ma terrorizzato di fronte a un'accettazione realistica della propria omosessualità. Diedi il benvenuto all'estate del 2005, l'ultima "scolastica", visto che l'anno successivo sarebbe stato quello della maturità: l'ultima estate piena, di 3 mesi, come fin da bambino ero abituato a vivere. Quell'estate al lago tutto proseguiva identico agli altri anni, tra sessioni di piscina, partite di tennis e serate tutti insieme.
Fu al termine di una partita di tennis che lo vidi. Uscii dal campo sudato e stravolto, mi avviai verso casa per una doccia quando la mia faccia assunse la tipica espressione "equestofigodellamadonnaaa?". Era alto, coi capelli tendenti al biondo e tutti sparruffati, indossava una tamarrissima maglietta rosa scollata a V (na cosa inguardabile), aveva un sorriso da stendere un elefante adulto e camminava verso di me. Essendo il lago un posto dove, bene o male, ci si conosce tutti, il mio primo pensiero fu che fosse l'ospite di qualcuno. Senza lasciarmi andare a emozioni compromettenti tipo il lancio selvaggio delle mutande ululando, tirai dritto.
Fu allora.
<<>>
Eh? Ma che fa? Mi saluta? Oddio. Secondi di interminabile silenzio in cui mi ero arrestato di colpo assumendo tutte le colorazioni mondiali. Penso che il mio "ciao" di risposta avesse più l'aspetto di un "Ghaw" urlato in due tonalità diverse. Concluso quel proficuo scambio di saluti, andai a casa.

Parlai al "gruppo" del lago di quella nuova figura, presumibilmente coetanea, spingendo sul tasto del "finalmente un nuovo ragazzo della nostra età" e omettendo tutti i particolari sul fatto che fosse uno degli individui più fighi che avessi mai visto. Lo rivedemmo in piscina, qualche giorno dopo, giocare con due ragazze, le sue sorelle. Lo rivedemmo anche una sera, insieme sempre alle sorelle e altri ragazzini più piccoli. Mi feci avanti io, autoinvestitomi del ruolo dal gruppo che, francamente, se ne sarebbe anche sbattuto le palle del nuovo elemento. "Ciao, senti vieni con noi, che siamo più vicini alla tua età, no?".
Entrò nel gruppo e gli altri si presentarono e gli chiesero l'età.
<<14!>>
Vedete? Ve l'avevo detto che aveva la nos...tra...
QUATTORDICI?
Sì, era incredibilmente e assurdamente del 1991.

Avevo appena compiuto i diciotto, ero finalmente maggiorenne. La cosa non aveva comportato grandi sconvolgimenti visto che l'affare patente era rimandato di fatto all'anno successivo. Mi ero giusto cominciato a firmare le giustificazioni e le verifiche da solo, cosa che mi evitava l'iter di dover aspettare un 7 per portare a casa il 5 preso due settimane prima.
Io diciottenne, e questo quattordici? Voglio dire, fossimo andati in giro a fare un sondaggio tra la gente dicendo "uno di noi due ha 14 anni e l'altro 18", credo che giusto una persona su mille avrebbe azzeccato il giusto abbinamento. Quella sera passai la serata a osservarlo, divorandomelo davvero con gli occhi. Aveva un sorriso che da solo valeva il prezzo del biglietto (di cosa, non so), due occhi chiari meravigliosi e una tenerezza mista a timidezza che me lo faceva davvero adorare.
Non so se fosse una sorta di colpo di fulmine, so che tutte quelle serate le passai a guardarlo, fisso. Il problema era che anche lui guardava me. Passavamo le serate a guardarci, praticamente un gioco, ci guardavamo anche quando parlavamo con altri, non perdevamo una singola espressione dell'altro. Cominciai a credere che ci fosse qualche possibilità di andare oltre.

Furono tanti i momenti in cui mi diede dei segnali, più o meno forti. Capitò una sera di guardare tutti assieme delle foto sul telefonino. Io tenevo il telefonino e lui, sulla destra, si appoggiò di peso sulla mia gamba e mise la testa accanto alla mia. Sentivo perfino il suo respiro. Mi tratteneva dal baciarlo e sbatterlo di peso sul tavolo da ping pong giusto la presenza di un'altra decina di persone, che per giunta non sapeva di me.
Un giorno, dopo la piscina, verso l'ora di pranzo, feci con lui la strada per scendere a casa. Lui tuttavia era sveglio da poco e voleva ancora fare il bagno. Lo accompagnai fino a casa sua e feci per salutarlo e andare a pranzare, ma mi bloccò. "No dai, vieni con me in piscina". "No guarda, non posso proprio... è già tardi". "Ma dai... perfavore... te lo chiedo io". Disse questa frase accompagnandola con un mezzo sorriso e una tenera espressione degli occhi. Vedendomi ancora perplesso, aggiunse "fallo per me", rendendo pieno il suo sorriso. Mi sciolsi completamente, rimasi con lui in piscina beccandomi un quarto d'ora di cazziatone dei miei genitori per il ritardo.

Ero dell'idea che le ipotesi potevano solo essere due: o anche lui era cotto, o mi stava immensamente prendendo per il culo. Però, poteva davvero un quattordicenne essere così furbo e così "avanti"?
Una sera di pioggia rimanemmo solo io e lui nel residence. Dopo un po' di chiacchiere (e di sguardi), fu l'ora di tornare a casa. Ma pioveva, ed era buio. "Accompagnami fino a casa", gli chiesi. Tentennò, ma rifiutò. Mi portò però fino a casa sua. Io, illuso che fosse il coronamento del mio colpo di fulmine, ricevetti solo un ombrello per evitare di tornare a casa fradicio. "Che stronzo, mi sta solo prendendo per il culo, questa era l'ultima volta". Questi, i miei commenti (pure a voce alta, per esorcizzare la paura del buio) fino all'arrivo a casa. Mi scrollai di dosso l'acqua, feci per andare a dormire quando suonò il cellulare. Era lui, una sua chiamata. Risposi.
"Pronto?", cercando di far trasparire un'aria più stupita che sognante.
"Ohi... sei arrivato? Volevo solo sapere se stavi bene"
Ora, per la strada da casa sua a casa mia, vi posso assicurare, non si affrontano mostri a tre teste, maremoti, uragani e stupratori seriali. Semplicemente pioveva e c'era buio, ma non è mai morto nessuno, in quel residence. Ero uno stupido sognatore a continuare a pensare ci fosse sotto qualcosa?

Probabilmente no, ma non importa. Perchè non successe nulla. L'estate si concluse senza che lui facesse nessun passo reale e fisico verso di me. Non ci sentimmo durante l'autunno, l'estate dopo era diverso. Probabilmente il primo anno di liceo gli aveva chiarito la confusione che aveva in testa e l'aveva trasformato nel perfetto etero che doveva essere.

Sempre quell'estate, invece, colsi l'occasione per il coming out a Betta. Durante la gita di pochi mesi prima le avevo rivelato di aver scoperto l'omosessualità di un suo compagno di classe (grazie al maltrattato S., suo ex), ma le avevo impedito di farmi domande sul "come" l'avessi scoperto. Era arrivato, però, il momento di dirle tutto. La prese bene. No, bene non è la parola giusta, in effetti. La prese male, in realtà. Alle mie parole seguì un lunghissimo silenzio, e poi alcune frasi che, abbastanza demoralizzate, raggranellavano nuove informazioni su di me e su ciò che non le avevo raccontato. Era infastidita, trovava assurdo che non le avessi ancora detto niente, che le avessi raccontato tutte quelle bugie, che le avessi nascosto troppe cose. Il dialogo finì male, mi tenne il broncio per una buona settimana, mi disse che per lei era stata dura sapere in due momenti così ravvicinati prima del suo amico e poi di me, che non era pronta, che si sentiva presa in giro. Ci mettemmo qualche giorno a ritrovare il nostro equilibrio e a tornare come prima, e la cosa mi fece fare un piccolo passo indietro. Evidentemente non era così scontato che tutti la potessero prendere bene, evidentemente neanche io dovevo accettarla così a cuor leggero, nonostante cuore e ormoni ormai andassero in un'unica direzione.

Finita l'estate, c'era da pensare al liceo. Il quinto anno sarebbe stato pazzesco e assolutamente inaspettato. In vista della maturità, in vista dell'anno che sarebbe stato, dell'estate che mi avrebbe cambiato la vita. Tutto cominciò con l'ultima gita, quella in Grecia...

(continua)

4 commenti:

  1. "Evidentemente non era cosi scontato che tutti la potessere prendere bene, evidentemente neanche io dovevo accettarla cosi a cuor leggero..."
    Non potevi scrivere parole più vere, Alettì...sapevo che presto sarebbe giunto il momento in cui Bita avrebbe raggiunto toni sempre più "seri" e mi sarebbe piaciuto ancora di più

    Continua su questa strada, sei bravissimo =)

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  2. ...in attesa della gita in Grecia :)

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