lunedì 5 ottobre 2009

BITA - ALE DAGLI ANNI '90 AD OGGI - 4^ PUNTATA

La gita a Roma di seconda superiore fu importante. Non accadde granchè, ma fu la prima volta che mi aprii davvero con una persona, cominciando ad ammettere nel contempo a me e a qualcun altro alcuni dubbi sulla mia sessualità. Una sera io e Fra, dopo un mesetto in cui avevamo cominciato ad avvicinarci durante le pause a scuola, ci trovammo da soli, in una stanza, in un letto. Mentre tutta la classe cominciava ad interessarsi alla curiosa situazione, malignando, ridacchiando o addirittura mettendosi a spiarci, io e lei cominciammo quella che anche attualmente considero una delle chiacchierate più importanti e significative della mia vita. Lei mi aveva già accennato, qualche settimana prima, che il "ragazzo" per cui si era presa una cotta era in realtà la sua insegnante di equitazione; io presi la notizia con una forzata tranquillità. Di sicuro sospettavo (anche a causa delle precoci voci di corridoio dei compagni che già allora non avevano nulla a cui pensare), ma la conferma diretta mi turbò. Tuttavia, pensando che una reazione eccessiva le avrebbe potuto dar fastidio, rimasi sul "echepprobllemacèèè", che fa molto finto tollerante, oggigiorno. Quella sera, su quel letto, si riparlò della cosa, e trovai la forza di raccontare qualcosa di me. Le parlai di pulsioni che non capivo, lei cominciò a capire in che conflitto potevo trovarmi, non mi giudicò, mi assecondò e probabilmente fu contenta della complicità ulteriore che la cosa poteva darci.

Diventammo inseparabili, passammo tutto il secondo anno assieme frequentandoci fuori e dentro la scuola, confidandoci tutto il confidabile. Sono certo del fatto che fu la prima figura che contribuì fortemente alla mia accettazione, facendomi vivere l'attrazione verso i ragazzi nel modo più naturale possibile.

Forte anche di questa maggiore consapevolezza in me stesso, andrai incontro ad un estate fisicamente bollente. L'indimenticabile estate 2003. Come di consueto a Luglio andai in vacanza coi miei genitori, in un ridente villaggio a nonricordodove. Non essendo un ragazzo particolarmente socievole, passai i primi due-tre giorni a rompermi le gonadi tra la sdraio e la camera dell'albergo. Un giorno, in spiaggia, presi il coraggio a due mani (e non solo quello, ma non vorrei anticipare troppo) e, armato di virilissimo pallone da calcio, andai dalla sdraio col coetaneo più vicino proponendogli due tiri al campetto vicino. Accettò. Mi ero fatto l'amichetto, che bello. Se mi fossi limitato a quel significato di "fatto", magari, sarei stato meno patologico, ma questi son dettagli... Andammo a giocare, lui era particolarmente negato, io ebbi modo di apprezzarne la fisicità. Figo, ma veramente veramente figo. Si chiamava Luca, capelli corti neri, occhi azzurri, romano de Roma, 'bbastanza coatto, ma decisamente notevole. Dopo due tiri di numero confessò che non era propriamente il suo sport preferito (amore, figurati che me ne frega a me) e andammo a bere qualcosa al bar. Qui, con estrema capacità di bruciare i tempi, mi raccontò delle sue prodezze erotiche con la sua ragazza. Non era vergine, ma sul fatto che mi sembrasse un bel torello non c'erano dubbi. Il pomeriggio stesso andammo in camera mia, sul letto dei miei a vedere la tv. Non so come, gli chiesi di ripetermi il racconto della mattina. Lo fece. Con la scusa della "atmosfera eroticizzata" allungai la mano. Invece di amputarmela e portarla come trofeo al ministro Carfagna, ne fu ben felice. Il resto è facilmente intuibile; la cosa strana fu che ricambiò spontaneamente il favore. Capitò altre volte, finchè una sera azzardai che avremmo potuto andare oltre (step 2, per intenderci), già tanto, tra amici... Rispose in malomodo, la vacanza finì così. Pochi giorni dopo ricevetti un suo sms con una squallida battuta su un campo di finocchi. Gli risposi che io sarò pure potuto essere finocchio, ma lui per essere etero pareva trovarsi abbastanza a suo agio con i piselli. Mi mandò a fare in culo e finì così quel profondissssssimo rapporto di amicizia. Ma fu il mio primo incontro ravvicinato del terzo tipo...

Ad agosto della stessa estate andai di nuovo con gli scout, al campo estivo. Puntai fin dal primo giorno un ragazzo di tre anni più piccolo, tal Nicolò, (...non facciamo quelle facce, io ne avevo sedici) particolarmente smaliziato (nell'ambiente scoutistico, poi, vedersi nudi era all'ordine del giorno). Lui fu particolarmente diretto, un pomeriggio a raccogliere la legna mi mostrò tutto contento l'erezione che covava sotto i pantaloncini, incitandomi a fare altrettanto. Suor Maria Goretti dei poveri, però, preferì negarsi. Avrei dopotutto dato il meglio di me nel giro di due giorni. Un pomeriggio mi infilai nella tenda del suo gruppo. Lui era in tenda, mentre gli altri, subito fuori, cucinavano, perchè era febbricitante. Io, incurante del rischio sars/aviaria/suina, lo approcciai di brutto. Prima stendendomi sopra di lui, poi replicando le stesse frasi (lo so, è squallido), che un mese prima mi avevano fatto fare centro con Luca. Mi assecondò e fu mooolto coinvolto anche lui. Raggiungemmo il famoso step 2, con un'incoscienza rara se si pensa che fuori dalla tenda chiunque sarebbe potuto entrare da un momento all'altro chiedendo al piccolo Nicolò che tipo di termometro era quello che aveva in bocca. Lo stronzettino raccontò tutto ai suoi amici, che vennero da me. Io, sfoderando un talento da oscar, mi presi gioco della sua versione e fui creduto. Anche in questo caso, tutto finì lì.

A settembre, poco prima di ricominciare la scuola, invitai a casa mia, dopo qualche sms in cui confermavamo l'interesse reciproco per il genere maschile, un mio ex compagno di classe delle medie con cui, all'epoca, ci strusciavamo. Non accadde niente di che (giusto una replica della mia esperienzina di luglio). Curiosità, dopo tanti anni l'ho ritrovato in giro per locali, felicemente gay e altrettanto felicemente in cerca di un amore stabile e spesso e volentieri usciamo tutti assieme.

Io invece cosa cercavo? Un amore maschile? Solo corpi, eccitazioni momentanee e nulla più? Dovevo capire cos'ero, darmi "un nome", una pur fastidiosa etichetta. In quello mi avrebbe aiutato proprio la mia immancabile amica Fra, con un rapporto che nel contempo si faceva sempre più stretto. Quasi morboso. Creandomi non pochi problemi...
(continua)

4 commenti:

  1. Quella del termometro in bocca potevi evitarla ^^^

    Saba

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  2. Se continui così perdo il conto :D

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  3. Ale Ale porcellino XD

    Cmq che coraggio che avevi da piccolo. Il mio ritardo nei rapporti con "lo stesso" sesso e quindi anche nell'accettazione, riflettendo a posteriori, penso proprio che sia stato dovuto alla mancanza di quello...

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  4. Porca vacca mi rispecchio un bordello in te.... sei troppo er mejo!

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