domenica 18 ottobre 2009

BITA - ALE DAGLI ANNI '90 AD OGGI - 6^ PUNTATA

1997. Non ero abituatissimo ad andare alle feste dei compagnucci delle medie, perciò non ero propriamente a mio agio, quella sera. Tutto sommato fu divertente. Sapete quando non ci si ricorda esattamente un episodio lontano nel tempo? Ecco. Di quella festa ricordo tre momenti. Il panico, prima di arrivare, quando, dopo essere stato lasciato giù dalla macchina di mia madre, mi misi a fare i chilometri avanti e indietro all'interno della stessa via per trovare un dannatissimo campanello L. dove suonare. Il secondo, un momento un po' assurdo in cui, rimasti in una stanza, la festeggiata spense completamente le luci e fu un tocca tocca generale, fino all'ingresso dei genitori che, capito l'andazzo, riuscirono a evitare il finale orgiastico. Terzo, il punto in cui dovemmo abbassare le voci perchè il fratellino e la sorellina più piccoli dovevano andare a dormire.

2003. "E' figo, è dolce, è tenerissimo". Riuscivo a ripetere solo questo, a Fra, cercando di descriverle quella meraviglia in cappotto rosso che avevo avvistato dalla finestra durante una ricreazione qualsiasi. "Sì ma com'era?" Boh. Ipoteticamente irrintracciabile: pensare di individuare uno studente su una scuola che conteneva un buon migliaio di persone era francamente impossibile. Tuttavia, come sempre, la cosa non mi bastava a piantarla lì. Negavo che il mio colpo di fulmine fosse destinato a svanire nel nulla e, con l'aiuto di Fra, cominciammo a fare deduzione che riuscirono a stupire noi stessi. Tirando fuori un lato investigativo degno del peggior Detective Conan, infatti, cominciammo a considerare tutte le informazioni in nostro possesso. Ragioniamo: la nostra classe dà sulla palestra, l'ho visto un lunedì pomeriggio a ricreazione, quindi ha le ore di ginnastica il lunedì, o tra le prime due o tra le seconde due ore. L'intuizione geniale ci portò a considerare 4 classi (poi ridotte a due visto che il ragazzino era chiaramente o di prima o di seconda) e a giorni di intense sessioni di spionaggio e camminate in giro per la scuola. Lo ritrovai tre giorni dopo, sbirciando dentro una delle due aule incriminate, mostrando come il genio mio e di Watson aveva fatto centro. E così il ragazzo era di prima; tre anni in meno. Niente di eclatante, visto che io ne avevo sedici. Bello come l'avevo notato la prima volta, un sorriso che ti stende (una cazzo di costante da lì in poi); mancava giusto un particolare: non mi conosce di pezza. Il talento mio e di Fra-Watson, tuttavia, non poteva (e non doveva) esaurirsi al trovare la classe: cominciammo a seguirlo, quasi a pedinarlo, per scoprirne vizi e abitudini, finchè rimase solo una cosa da fare. Approcciarlo.
Aspettammo, come di consueto, il momento giusto, in cui facemmo l'unica cosa che potevamo fare.
"Ehi, scusa"
"Dite a me?"
"Sì - parlò Fra, io ero semplicemente paralizzato dalla paura - come ti chiami?"
"P."
"Senti una nostra amica di un'altra scuola ti ha visto all'uscita ieri e ti trova carino. Non è che ti andrebbe di darle il tuo numero?"
Ora, voglio dire, una cosa che puzza di cazzata lontano un chilometro. Eppure sul momento la trovai geniale. Forse perchè io non sarei riuscito ad andare oltre il "ehm... fang... ghaha.. ghi...". All'inizio fu restìo, io riuscii a introdurmi giusto per presentarmi e sostenere la tesi della nostra amica carina (stile "ehi, tra uomini ce la intendiamo, vecchio, è proprio figa, non fartela sfuggire"). Alla fine riuscimmo a ottenere il suo numero. Quel giorno non pensai a nient'altro... cazzo era proprio carino, e mi piaceva perfino il nome.
Quel giorno ci fermammo a scuola fino alle tre, per un'esercitazione di matematica. Fu durante quelle ultime soporifere ore che mi venne un dubbio. Ma io quel ragazzo l'ho già visto. E se...?
Chiesi di andare in bagno, andai invece in Sala Professori, dove tenevano i registri di tutte le classi. Entrai trattenendo il fiato (era luogo particolarmente off limits). Cercai nella pila dei registri e trovai quello che cercavo. Scorsi l'elenco degli studenti e trovai un solo P. Di cognome L. Sangue gelato, era il fratellino della mia compagna delle medie. No, non ci posso credere, che diavolo di sfiga è? Assodato che mi ero cotto di un ragazzino che qualche anno fa avevo appellato come "tenero" vedendolo andare a letto alle 21 col suo pigiamino Disney e assimilato il colpo, decisi di andare avanti.
Sì ma avanti come? Nell'unico modo possibile. La sera successiva, approfittando dell'assenza dei miei, scesi al negozio tim sotto casa, facendomi dare una nuova scheda. Servivano i documenti. Nessun problema, salvo il fatto che ero ancora minorenne e non mi potevo fare intestare la sim. Ma si sa, le prime cotte fanno fare le cose peggiori. Aspettai il ritorno a casa di mia mamma, le rovistai bellamente nella borsa, le presi la carta d'identità e tornai al negozio tim, ottenendo stavolta la scheda e il numero di cui avevo bisogno. Una cosa folle, a pensarci ora, ma che sul momento sembrava ripagare l'ansietà ormonale di quel sedicenne che da due settimane a quella parte passava le ore appostato in corridoio per vedere passare il suo oggetto del desiderio.
Fatto il numero, dovevo solo imbastire il triste inganno che avevo in mente: mi sarei fatto passare per questa misteriosa ragazza che sbavava per lui, limitando i contatti solo al simpatico servizio sms. Mi rispose felice al primo messaggio, era evidentemente in prima persona curioso ed eccitato per quella che probabilmente era la sua prima esperienza in materia. Io, invece, avevo tristemente preso in prestito dalla mia amica Elisa la sua identità (dopo la sua benedizione e il suo incoraggiamento ad andare avanti su quella strada), fingendomi così per un bel periodo di tempo una persona che non ero. Lui mi scriveva, onorato delle avance di quella ragazza, notando con piacere una bella connessione mentale sulla base dei messaggi che ci scambiavamo, io, dal canto mio, mi limitavo a fantasticare un momento in cui la verità potesse venire a galla e in cui lui, riconoscendo questa "affinità elettiva", superasse quel piccolo dettaglio che mi voleva del sesso opposto rispetto a ciò che credeva.
Intanto, a scuola lo salutavo, gli chiedevo come andava con Elisa e scoprivo di avere ottenuto già molto più di ciò che potevo anche solo lontanamente sperare: la possibilità di parlargli ogni tanto. Ma quanto sarebbe potuta andare avanti questa situazione quantomeno precaria?

Per un inganno che sentivo obbligatorio, un'amicizia covava nel nido di due ragazzini che si conoscevano da una vita. Io e Caro eravamo alle elementari assieme, ci conoscevamo da sempre e avevamo sempre avuto un rapporto piacevole. Alle medie ci trovammo in classi separate e, come normale che fosse, prendemmo ad odiarci cordialmente. Specialmente quando lei si trasferì nel condominio accanto al mio. Invece, complice il liceo scientifico a pochi passi dalla nostra via, cominciammo a fare la strada assieme. Il sabato mattina, dato che si entrava bellamente un'ora dopo il solito, andavo a suonarle e la aspettavo per mezz'oretta - quaranta minuti (le ragazze hanno i loro tempi) per fare la strada con lei. Sempre più spesso, inoltre, si tornava assieme, dopo 5-6 snervanti ore di lezione. Condividevamo i commenti sulla giornata trascorsa, sulle materie, sui professori, sulle faide interne alla classe. Ridevamo di tutto, ogni casa per strada aveva una nostra storia che diventò un nostro "lessico familiare" e ci permise di ingranare in una direzione mai vista prima. Io e lei condividevamo (e condividiamo) un'ironia che ci permette di essere unici e di capirci al volo, salvo poi essere meno capiti dagli altri. E' un'ironia tutta nostra, un sarcasmo a volte pungente, che però ci ha aiutato a stabilire quel legame che, a cinque anni di distanza, è ancora e sempre più forte. Purtroppo, però, non riuscivo a dirle una cosa di me, una delle cose più importanti. L'amicizia nei suoi confronti era diventata troppo forte, talmente forte che avevo paura di perderla, se le avessi detto qualcosa che andava fuori dal nostro quotidiano e che poteva allontanarla da me. Era un discorso stupido, ma comprensibile per un ragazzo di sedici-diciotto anni.
Sarei riuscito a dirle di me solo molti anni dopo, di fronte alla persona più negativa della mia vita, che mi portò ad estraniarmi da tutto e da tutti, facendomi perdere molti contatti e , di rimando, pure la paura di perdere qualcuno.

Intanto come poteva andare avanti con P. visto che il poverino cominciava a pretendere di più dall'Ale-Elisa, volendo passare dalla conoscenza testuale ad una senza il limite dei 180 caratteri? Nell'unico modo possibile...

(continua)

5 commenti:

  1. Eri tremendo, ma anche fin troppo sveglio da piccolo! XD

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  2. Ogni appuntamento che passa, mi ritrovo sempre più interessato alle tue (dis)avventure da adolescente Ale! Rivivo nei tuoi racconti, comportamenti e situazione che ho vissuto anch'io nella mia "giovinezza" ... con l'unica differenza che io ero talmente secchione da avere le chiavi della Sala Professori, il mio "lui" era una "lei" di nome Luna e la mia amica ritrovata era un amico ritrovato di nome Luca :D
    Dobbiamo preoccuparci??? No, vero!? :P
    Non vedo l'ora di leggere il nuovo episodio!!!
    p.s. ma cosa c'è nell'acqua di Brescia? libido in versione ormonale? cosa avevano tutte le tue amiche che creavano tutti queste situazioni da film hard???
    p.p.s. se le Sugababes non ti vogliono più, ci pensiamo noi a darti una carriera da solista come si deve, stai tranquillo :D

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  3. Eri un diavolo!

    Lo so sono noioso ma mi ritrovo continuamente nelle tue storie :D

    adoro Bita.

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  4. Rovistare negli schedari della sala professori

    Prendere la C.A. Di mamma e comprare una sim nuova

    Spacciarsi per donna e illudere l'oggetto dei tuoi desideri

    Ammazza se eri tremendo :D
    Quasi quasi ti soprannomino Diabolik :D

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  5. A ah ah ah ah aha ah ah
    MA sei un pazzooooooooooooooooooooo XD

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