lunedì 26 ottobre 2009

BITA - ALE DAGLI ANNI '90 AD OGGI - 7^ PUNTATA

"Ma si può sapere cosa ci fai con due cellulari?". Era questa la domanda che in quel periodo mi era posta più di frequente. "Ehm no, uno è di mia mamma", "no è che sto passando a Tim", "ah boh l'ho trovato per strada, eheheh coff coff". Sì, il cammuffamento, ahimè, continuava. Io e P. messaggiavamo praticamente tutto il giorno, la mattina a scuola e la sera a casa, aggiornandoci sulle nostre vite e cominciando a scambiarci frasi tenere. L'unico particolare è che P. pensava di parlare con una bella ragazza che l'aveva visto fuori da scuola, io speravo di scoprirlo gay e poter coronare il mio baco mentale partito subito dopo averlo visto per la prima volta. Insistetti in questo inganno e passammo al virtuale per eccellenza: il computer.

Fu in quel periodo che il computer fisso fece il suo ingresso nella mia camera, parzialmente al riparo da occhi indiscreti, cambiando di fatto il mio approccio ai rapporti virtuali e interpersonali, portando di fatto uno scossone che si sarebbe ripercosso nella mia vita da lì a pochi anni. Mi creai un account di posta alternativo (dopotutto avevo già due numeri di cellulare, la sindrome da dissociazione della personalità era dietro l'angolo) e cominciai a chattare con P. Sembra un passo minuscolo, ma la possibilità di un'interazione molto più veloce rese il rapporto un attimino più vero, e mi diede l'illusione di potermi davvero avvicinare al coronamento di qualcosa che, viste le premesse, non sarebbe mai potuto diventare reale. Un giorno, infatti, P. mi chiese di vedermi in foto. L'aveva già fatto, ma con una scusa o con un'altra (la timidezza, la paura, la carenza di vitamina C, il gatto morto) ero sempre riuscito a scamparla. Stavolta P. si fece chiaro: o la foto, o niente. Come fare? Ci pensai. Il cervello, ancora una volta, fu annientato nella possibile scelta responsabile, dal mio sistema ormonale impazzito, che ebbe dannatamente la meglio.
Richiamai Elisa, di cui avevo bellamente rubato la personalità per inscenare questo triste teatrino senza via d'uscita. Lei, dapprima titubante, si convinse poi a darmi alcune sue foto, che poi io in prima persona avrei portato a P., a scuola, proseguendo nel mio inutile ruolo di mediatore.
E andò così, dopo una rapida selezione, io e Elisa (che però cominciava a nutrire i primi dubbi sul fatto di esserci spinti "troppo in là") scegliemmo quattro-cinque foto che, però, non dovevano rimanere a lui. Mi accordai in prima persona (nella personalità reale, quella di Ale) con P. per mostrargliele il giorno seguente a fine lezioni, a scuola. Non so spiegare cosa provai, ma quel palliativo mi bastò per essere contento. Probabilmente, conscio che con lui non sarebbe mai potuto succedere niente, ero abituato ad accontentarmi di quei succedanei d'emozioni che lui mi dava senza saperlo. Gli portai le foto, commentammo insieme quanto era carina, mi chiese come mai non c'era mai stato niente tra me e lei (povero ragazzo, quanta beata ingenuità) e dopo una decina di minuti tutto era finito lì.
Come proseguiva tra la mia finta personalità e lui? Ovviamente nell'unico modo in cui poteva finire: P. era rimasto affascinato dalle foto e ora voleva davvero uscire con la ragazza con cui credeva di parlare, ma continuai a tergiversare, per spostare l'attenzione sul rapporto umano che, ormai, P. sentiva troppo stretto.

Elisa, come detto, cominciò a preoccuparsi per questa situazione chiaramente senza via d'uscita, cercando di farmi capire che da lì non si poteva uscirne se non dicendo semplicemente "basta" e smettendo di prendere in giro un innocente. Tuttavia, a 16 anni non si può essere troppo intelligenti e/o profondi, così fui molto restìo ad abbandonare tutto l'ambaradam che mi ero creato. La mia amica, quindi, pensò al passo successivo. Nella sua scuola, un liceo artistico, conobbe per vie traverse un ragazzo più piccolo (curiosamente, anche lui 3 anni in meno di me), e, pensando di farmi cosa gradita, gli lasciò il mio numero. Tuttavia, pensò bene di non dirmelo, limitandosi ad introdurmi questa figura misteriosa, facendomi capire che aveva già immaginato per noi una meravigliosa vita insieme da lì ai successivi trent'anni.
Capitò così la gita di quarta, in Sicilia. Sul pullman che ci avrebbe portato all'aeroporto, mi arrivò un messaggio. Lo lessi e trasalii.
Ciao, Elisa mi ha dato il tuo numero, spero non ti spiaccia, mi ha parlato molto bene di te e mi ha detto che sei molto carino. Mi farebbe piacere conoscerti.
S.
Che carino. No, non pensai che carino, pensai "cazzo". Prima ancora di rispondergli educatamente (chessò, ciao, piacere mio), gli intimai di non scrivermi mai più su quel numero (il mio ufficiale), dandogli l'altro numero (quello che già usavo con P. fingendomi una ragazza) spacciandolo per quello reale. Superato questo piccolo scoglio, le messaggiate con lui si susseguirono nel corso della gita. Scoprii un ragazzino simpatico, molto maturo per la sua età, e soprattutto molto sicuro della sua sessualità. Una sera, però, successe il disastro. A forza di sms il suo numero rimase senza soldi, così lui, praticamente già cotto, mi scrisse dal cellulare di sua mamma. Mi ricordai di rispondere sul suo numero in tutti i messaggi, tranne l'ultimo, mandato diverse ore dopo il dovuto. Inutile dire che quel messaggio lo lesse sua madre, inutile specificare che quel messaggio era tutto fuorchè fraintendibile.
S. mi scrisse nel pomeriggio raccontandomi che in casa sua era scoppiato l'equivalente di dieci bombe all'idrogeno. Avevo praticamente costretto il poveretto ad un coming out forzato coi suoi genitori. Lui, sempre più tenero, mi disse che, dopotutto, non gli importava, che in un modo o nell'altro prima o poi l'avrebbero dovuto scoprire e che - ricordo le parole esatte
questa è la dimostrazione che mi hai sconvolto la vita. Se in meglio o in peggio dipende solo da te...

Mi sentivo una bella merda. Ero preso di un ragazzino che mi credeva una ragazza, un altro quattrodicenne, stavolta gay, mi riempiva d'attenzioni che non mi meritavo affatto, mentre lui litigava in casa perchè una mia distrazione l'aveva costretto al coming out. A quattordici anni.
Durante la gita in Sicilia S. cominciò anche a telefonarmi, scalfendo un po' la mia corazza e soprattutto facendomi una rivelazione che mi fece mancare la terra da sotto i piedi. Il suo ex ragazzo era nientepopodimeno che il compagno di classe di Betta (anche la sua classe era in gita con noi), uno su cui avevo avuto sospetti fin dal primo momento in cui l'avevo visto. Quella sera chiamai Betta in camera e le parlai francamente. "Non posso dirti come, ma ho saputo che G. è gay". Me lo confermò, fu curiosa di come l'avevo scoperto, ma non potevo dirle nulla. Mi spiegò che aveva giurato di non farne parola con nessuno e che la cosa l'aveva letteralmente sconvolta. Questo, ahimè, mi allontanò dalla possibilità di dirle di me, facendomi andare avanti sui sentieri dell'inganno e della doppia vita.

Solo una persona, nella mia classe, azzardò la risposta esatta alla domanda di inizio post, una sera. "Semplice, uno è il cellulare gay e uno è quello etero". Ahahahha che scemo che sei. E hai dannatamente ragione. Ancora non sapevo che quella persona, in classe con me, avrebbe stravolto, l'anno dopo, i miei ultimi mesi da liceale.

Tornato in patria la "storia" di P. si interruppe miseramente. Ci litigai con un pretesto su msn, smisi di farmi sentire e di entrare con l'account fasullo. L'altro numero di cellulare rimase solo per S., con il quale, invece, continuavo a sentirmi. Fu proprio nei confronti di S. che feci, a primavera, una bastardata di proporzioni cosmiche, facendomi odiare da lui (non scherzo) per i successivi sei anni. Sempre negli stessi giorni trovai il coraggio di coronare una mia grande passione in compagnia di una mia compagna di classe che diventò una piacevole scoperta. Fu in quei giorni che aprii il mio blog, su live space. Fu in quel periodo che ingranai la mia vita su binari completamente diversi da quelli percorsi fino a quel momento.

(continua)

6 commenti:

  1. Credo mi sarebbe piaciuto conoscere il 16enne, giovane promessa del crimine organizzato, di cui narri le gesta in questo blog, sai!?
    Avremo avuto molte più cose in comune di quanto tu possa pensare...
    Va detta una cosa, però : un appuntamento solo a settimana con Bita sta diventando troppo poco, sappilo. Pretendo un altro episodio prima di lunedi prossimo :D

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  2. daidai che siamo curiosi...
    m

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  3. Ahahah una piccola canaglia! tremendo! Magari la mia vita sentim fosse stata così movimentata alle superiori! E ora che ci penso...nn è cambiato poi molto da allora...ahahahah tristenji! XD

    Macferrin

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  4. Eri tremendo e geniale allo stesso tempo!!

    Ps: al tuo liceo era scoppiata la stessa "bomba-gay" di quella del liceo di Ale di Lolò? XD

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