mercoledì 6 maggio 2009

EPISTASSI

Un'altra cosa che mi ha sempre fatto sentire un fottutissimo appestato in un paese di sani è stata la propensione al sangue dal naso a fiumi. Mentre tutti avevano il simpatico e innocuo rivoletto di sangue, una tantum, da asciugare in un minuto e poche tamponate di fazzoletto, à la "Nicolas Vaporidis durante la battaglia a cuscinate", che fa anche figo, io NO. Io avevo le perdite epiche. La leggenda narra che tutto sia partito da quando, da piccolo, mi sono tirato sul setto nasale il telefono dal peso specifico di ottanta tonnellate da un'altezza di circa un metro, tirandolo per il filo. Quel giorno (avevo due anni, circa) ho cominciato a sanguinare come una partoriente urugayana intenta a sfornare otto cuccioli e un pappagallo, mentre i miei genitori, agitati, mi portavano al pronto soccorso. Si dice, quindi, che da quell'episodio sia nata la mia propensione al sangue dal naso cronico. Ogni raffreddore, attacco di allergia, anche semplice starnuto si può tramutare in quindici-trenta minuti di flusso ininterrotto, da riempire anche tre fazzoletti (ma il record resta quello dei due asciugamani), finchè le mie piastrine pigre si decidono a creare una sorta di piccola diga. Segue periodo delicato (due-tre giorni) in cui evitare di soffiarsi il naso per non rischiare una nuova esondazione.

Sono cose fastidiose. Specie all'una di notte.

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