domenica 3 ottobre 2010

LIBRERIA - THE END

Mi avevate letto a metà giugno, distrutto dopo le prime ore di lavoro e deciso a mollare baracca e burattini senza nemmeno mangiare il gavettone (l'equivalente ferragostiano del panettone, of course). Poi mi avete visto stringere i denti e resistere, che in fondo è solo fino a fine settembre, e si mette via qualche soldino. Poi, semplicemente, non mi avete visto più.

Settimana scorsa, dopo due mesi e mezzo che mi hanno praticamente assorbito tutto il giorno tutti i giorni (con la pausa in un Agosto di cui tutt'ora metto in dubbio l'effettiva esistenza), è finito il mio impegno in libreria.

Le due settimane di 'scolastica', come si chiama quel periodo che parte il primo giorno di apertura delle scuole e si esaurisce dopo 14 giorni, sono state due delle settimane più dure della mia vita. E' stata un'esperienza formativa, per quanto non possa esattamente risaltare in un'eventuale messa a curriculum, praticamente il primo vero faccia-a-faccia con il mondo del lavoro. Ma vediamo tratti sparsi di queste due settimane semplicemente folli.

Il team
Non sembrava, ma eravamo un team affiatato e, soprattutto, numeroso. Oltre alle creature mistiche già presentate, hanno fatto la loro comparsa le cassiere. Che, voglio dire, un eterosessuale avrebbe apprezzato di brutto. Invece loro hanno apprezzato me; gli son stato simpatico sostanzialmente subito, e non è stata una brutta mossa da parte mia. Farti amiche le cassiere (e intendo tutte e tre) significa anche un poderoso aumento di profitti, significa che le simpatiche ragazze segnino a te guadagni portati a casa da altri (si lavorava a provvigione), significa aiuti di ogni sorta ma soprattutto un notevole riscontro economico. D'altro canto, sono andato d'accordo sostanzialmente con tutti, non ho avuto un singolo litigio o una singola incomprensione con nessuno per tutto il mese, e ciò ha giovato, oltre nel non avermi appesantito la situazione, anche per quanto riguarda l'autostima.

Gli orari
Folli. Ma dico folli davvero. Si cominciava alle otto, si serviva il primo cliente, facendo il giro della libreria nei vari settori didattici per completare il più possibile la sua lista-libri, andando in prima sala, dietro al bancone, appesi a quattro metri d'altezza, in seconda sala, in cantina, nell'anti-cantina, sulle scale, in terza sala e poi, con la pila di libri, dalla cassiera per il conteggio totale. E via con il cliente successivo, in una corsa senza sosta per poter guadagnare il più possibile. E soprattutto così via fino all'una e mezza, per una sacrosanta ora di pausa che, sostanzialmente, durava meno di quaranta minuti. E poi ancora via così, dalle 14.30 ad un più che folle otto di sera, fino alle otto e mezza per sistemare i libri in giro e calcolare il guadagno della giornata. Tornare a casa a un quarto alle nove, dopo quasi dodici ore di lavoro senza fermarsi un attimo, è un'esperienza da non augurare. In quelle due settimane io sono davvero stato più di là che di qua.

Il sabato alcolico
Il primo sabato, quello al termine della prima settimana di scolastica, per intenderci, una non meglio precisata tradizione ha stabilito che nell'anticamera della cantina, tra greco e spagnolo, avrebbero dovuto esserci bottiglie di limoncello e sambuca, per rendere meno noioso il giorno prima della meritata pausa domenicale. Risultato: ad ogni discesa in cantina (in media due volte ogni dieci minuti) si beveva qualche bicchierino, finchè le bottiglie non sono finite e io, già brillo, sono stato mandato a prenderne altre. Praticamente ubriaco, ho cominciato a vedere doppio, a salire sulle scale e a vedere buffi elefantini rosa al posto dei Moduli di Lineamenti di Matematica della Dodero, a ridere in faccia ai clienti e, soprattutto, a vendere meno delle cassiere. Che è dura, visto che non vendono nulla e son lì solo per fare i conti con le calcolatrici. Un guadagno misero, ma un pomeriggio divertentissimo a urlarci contro da una stanza con l'altra, facendo casini e facendo sempre il solito lavoro, ma capendo la metà.

La rivoluzione
L'ultimo venerdì, a due giorni dalla fine di tutto, c'è stata da parte nostra una sorta di ribellione. Vedendo che i guadagni calavano (e con essi il senso di lavorare a provvigione, cioè farsi un culo quadro per rischiare di prendere di meno di quanto avremmo preso all'ora), e vedendo che spesso venivamo relegati a lavori di sistemazione, che quindi svolgevamo gratis, visto che in quel periodo di tempo non si vendeva niente, abbiamo cominciato a lamentarci e a chiedere di essere pagati all'ora da lì in avanti. Incrociando le braccia, abbiamo trovato da parte di Old Turtle un simpatico muro contro muro che sembrava avrebbe potuto chiudere la settimana lavorativa in anticipo. Poi tutto si è sistemato e si sono fatte anche le restanti quindici ore (fino alla sera dopo, in cui effettivamente è finito tutto), ma è stato simpatico anche questo piccolo excursus sindacale. Specialmente quando sei pagato in nero senza la minima forma contrattuale.

La sensazione di guardare la libreria da lontano il primo giorno dopo la fine del lavoro
Impagabile.

E' stata una delle esperienze più dure e logoranti della mia vita, ma posso dire che ne è valsa la pena, e che sono quasi orgoglioso di me. E non è cosa da tutti i giorni, ve lo assicuro.

1 commento:

  1. Oddio, se ti capisco. E' quel genere di esperienza che pensi sia servita, MA CHE NON RIFARESTI MAI PIU!

    Ora vogliamo di piu.. la prossima tappa la dirigenza feltrinelli..

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