lunedì 4 ottobre 2010

BITA 2 - IL 2007 CHE CAMBIO' TUTTO - 5^ PUNTATA

Io sbuffavo, lui sbuffava. I suoi occhi si erano fatti lucidi, mentre mi guardava in attesa della prima mossa. E io attendevo la sua, perchè non era giusto fossi io a farla. Illuso. Lo guardavo mentre le nostre canzoni scorrevano in riproduzione semi-casuale, ripetendosi di quattro in quattro.

Sei come vorrei che fossi io,
amore mio, senza paure,
fai sempre di me quello che vuoi
a modo mio senza rancore
se cado giù sei mia
risalgo e tu sei mia
lascia che sia come vorrei
ogni mio istante
[Ogni mio istante - Negramaro]

Poi fui io. Alzai la testa e il bacino, mi chinai verso di lui. Mi guardava con un'atarassia quasi irritante; ci avrei messo un po' ad identificarla come paura. Come suo modo di incanalare la paura. Lo guardai e lo abbracciai. Lo abbracciai forte, mettendogli il mento sulla spalla. Poi, come se le due cose fossero naturalmente collegate, cominciai a piangere a dirotto. Le lacrime scesero spontanee e assolutamente dirompenti. N. cercava di calmarmi, mentre io piangevo sempre più disperato, sciogliendo a quel modo la tensione di quell'ora senza abbraccio. Si commosse anche lui, mentre io piangevo e, pian piano, mi calmavo. Andammo avanti così, in quell'abbraccio umido di lacrime, mentre le nostre quattro canzoni ripartivano una dietro l'altra, per un tempo non troppo precisato. Quando subentrò il dormiveglia, rimanemmo abbracciati, vicini e stremati. Ci svegliammo qualche ora dopo, decidendo di metterci a letto seriamente, ma rompendo in modo fastidioso quella cosa perfetta che si era creata. Ci mettemmo il pigiama e ci preparammo per andare a dormire.

Quella notte è rimbalzata nella mia testa per mesi, se non anni. Le coccole proseguirono e si fecero fisiche. Lui rispose positivamente alle mie carezze, io pure. Raggiungere il passo successivo fu un attimo, e l'affettività diventò attrazione. Sfogato il momento, ci sedemmo sul letto, in silenzio. Lui era sconvolto, ammise di sentirsi una merda, perchè da lì a poche ore avrebbe visto D., il ragazzo con cui flirtava da mesi e con cui si diceva pronto a cominciare una storia, e intanto era successo quello che era successo con me. Pianse, si alzò incazzato nero, sfogando la sua rabbia con varie sigarette fuori dal bungalow. Io rimanevo dentro, incredulo e confuso.

La mattina dopo risuccesse, praticamente uguale, ma con meno drammi. Mi tenne il broncio, quello sì, e la situazione rimase uguale anche per tutta la giornata. Verso sera andammo in centro per prendere il regalo per Fra, che da lì a poche ore avrebbe compiuto gli anni. Lo facemmo senza parlare, in metro senza parlare, in centro senza parlare, nel negozio di profumi senza parlare. Il broncio rimase circa fino a sera, quando Fra e una sua amica ci vennero a prendere, per una seratina tranquilla in zona Pincio. La serata si svolse in modo perfetto, fu divertente, rilassante, l'aria primaverile dava quasi uno scorcio di caldo. Fu perfetto, tutto. Poi ci riaccompagnarono al bungalow. Tempo di prepararci, abbracciarci, e la storia si ripetè uguale. Meno scene questa volta da parte sua, nonostante l'arrivo di D. fosse a quel punto previsto poche ore dopo.

Quel sabato che non avrei mai voluto arrivasse arrivò puntuale, e con esso tutti i presenti al raduno-compleanno di Fra. 4-5 persone (tra cui D.) arrivarono una dopo l'altra in stazione. Quando fu il turno di D., lo odiai da subito. Odiai il suo non trovarci al binario, il suo andare verso il fondo del treno invece che verso l'inizio del binario, odiai tutto di lui. Capii solo dopo che si trattava della prima vera forma di gelosia. Due chiacchiere con tutti e ripartimmo verso il camping, dove cominciò il peggio di quella quattro giorni. Come previsto, dovetti lasciare il bungalow dove ero rimasto due giorni, visto che D. avrebbe preso il mio posto, il mio letto dove avevo passato le ore più belle di sempre. Entrai nel bungalow da solo, prima che arrivassero gli altri. Presi le mie robe e notai le carte di Uno, con le quali avevamo giocato fino a poco tempo prima. Con le carte composi un "56" sul suo letto. D. non avrebbe potuto capire, N. sì, visto che quando mi scrisse "7V8" al posto di "TVB" in un messaggio, gli chiesi se intendeva dire "sette volte otto". Da lì, quel 56 che per noi assunse un significato unico.

Lasciai, a malincuore, il bungalow, andando dagli altri. Dopo la festa di Fra, tornati al bungalow per la notte, passai alcune delle ore più brutte della mia vita. Faticai a prendere sonno, sapendo che quei due ora erano nella stessa posizione in cui io ero fino a poche ore prima, pensando le stesse cose e soprattutto provando le stesse cose. Mi odiai per aver concesso quel cambiamento di letti, per aver abbandonato N. proprio quando cominciavo a capire di provare per lui più di una semplice amicizia. La mattina giunse rapida. Mentre il cellulare segnava le 7 e gli altri nel bungalow dormivano, io ero sveglio, attanagliato dal freddo. Non il freddo di una normale domenica mattina di fine aprile, ma il freddo terrore che ti coglie quando la persona che ami è lontana da te. Con qualcun altro. A pochi passi da te. Senza possibilità di far niente.

Dopo mezz'ora a rigirarmi nel letto, mi misi le scarpe e uscii dal bungalow. Così, come ero, in pigiama e con le scarpe. Feci la strada fino al bungalow di N. e D. mentre una vecchietta mi fissava incuriosita da un bungalow vicino. Mi avvicinai alla porta. Provai a vedere qualcosa dalla finestra, ma le tende erano tirate. Allora andai sul retro. Sgusciai tra il loro bungalow e quello vicino. Arrivai sul retro, ma l'unica zona in cui la tenda della finestra non era tirata era appannata. Sgusciai sotto, e li sentii parlare. Mi sporcai il pigiama di terra, ma mi interessava solo sentirli, in che posizione potessero essere. Ed erano vicini, ma non capivo cosa dicessero. Sentivo sussurrare, morivo dentro.

Capii che non potevo rimanere lì e me ne tornai silenzioso nel mio bungalow. A pranzo io e N. litigammo, mentre il resto delle persone ci attendeva per pranzo. Litigammo nel bagno di Fra, che ci ospitava a mangiare, mentre io lo accusavo di avermi ignorato da quando D. era comparso nel gruppo, di avermi tenuto come antipastino in attesa della portata principale. Ero deluso, confuso e affranto. I quattro giorni che attendevo da tempo mi lasciavano turbato e con un sapore d'amaro in bocca, per la conclusione. Da Fra lo minacciai: "se accompagni D. in stazione, poi non accompagni me". Lo accompagnò in stazione, giustamente, per salutarlo. Io rimasi a casa di Fra, il mio treno partiva più tardi. Quando fu il momento di andare per me, venne anche lui, nonostante le stupide premesse e minacce.

Salutai Fra, abbracciandola forte. Poi salutai lui, che si commosse. Saltai sul treno delle 15.45 per Bergamo (che fermava a Brescia, of course), presi posto e... cominciai a piangere. Ancora più disperato di tre sere prima, sfogando il convulso nervosismo delle ultime ore. Di fronte a me una suora aspettò quindici minuti (in cui non mi calmai di una virgola) prima di azzardarsi a chiedermi perchè piangevo. Quando le dissi che era per un ragazzo anzichè per una ragazza, partì una discussione infinita che perlomeno mi tolse dalla tristezza del momento. Col ritorno a casa delle 21.30 si chiudevano ufficialmente quei quattro giorni folli a Roma.

Più confuso che mai, più geloso che mai, attesi Maggio con la consapevolezza che qualcosa stava cambiando, che il mio rapporto con N. stava cambiando in una direzione che poteva solo peggiorare tutto. Mentre i litigi aumentavano, aumentava anche la voglia di stare con lui. L'occasione avvenne a Giugno, mentre a San Siro l'unica cantante per cui ucciderei faceva il concerto della vita sotto la pioggia, io mi accingevo a rivederlo e a vivere un'altra emozione senza precedenti, quella di varcare la soglia di un edificio visto prima di allora solo in televisione...

(continua)

4 commenti:

  1. una parola sola... Stronzo!
    ovviamente non rivolto a te ma a lui...

    da quello che hai scritto condivido in pieno il tuo pensiero dell'epoca sul fatto che ti ha usato, consapevolmente o inconsapevolmente e' irrilevante, come antipasto e D come portata principale...

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  2. Quanto mi piace Bita. Sto pensando di portarla in una mostra :D
    Mo ci studio su un progetto ahah :)

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  3. Potevi ambire a di meglio e per fortuna cosi' è' stato! :))

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  4. io sarei andato a san siro...
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