lunedì 27 settembre 2010

BITA 2 - IL 2007 CHE CAMBIO' TUTTO - 4^ PUNTATA

Il compleanno della Fra cadeva, come ogni anno, il 21 di Aprile. A dispetto degli altri anni, però, il suo desiderio era quello di passare il giorno più importante dell'anno in compagnia di tutte quelle persone che arricchivano le sue giornate su msn. Parallelamente a me, anche lei aveva infatti cominciato ad abbandonare la sua vita, le sue abitudini e la sua realtà per dedicarsi completamente a degli sconosciuti con cui poteva avere a che fare solo battendo i tasti di un computer. Capitava così che Fra arrivasse a casa del suo ragazzo e, ancora prima di salutarlo, chiedesse la possibilità di usare il computer, rimanendoci attaccata per metà serata. Capitava, e capitava anche a me, di tornare a casa e, ancora col cappotto addosso, accendere il pc, inserire la password, aprire messenger. Non c'era Facebook, all'epoca. Ci fosse stato anche quello, con tutto il suo complicato sistema di regole non scritte fatte di "mipiace" e commenti, ne saremmo probabilmente usciti ancor più con le ossa rotte. Però c'era msn, con le sue faccine in sostituzione di quelle che nella realtà non si poteva rendere, c'erano i messaggi personali, i nickname colorati e il mio sito, nella cui chat ci si poteva riversare fino a notte fonda. L'abitudine di rimanere sveglio fino a tardi cominciò in quel periodo, insieme alla costante compagnia del telefonino prima di addormentarsi e come prima cosa da guardare appena sveglio. Dopotutto, i 100 sms al giorno con N. da qualche parte dovevano pur cominciare, così il suo ultimo messaggio della notte (andava a dormire ben dopo di me, quando era quasi mattina) era la prima cosa che leggevo, il mio primo della mattina era il suo primo e così via, fino alla notte successiva, interrompendoci solo quando potevamo parlare direttamente su msn.

Nè io nè Fra ci rendevamo davvero conto di quello cui stavamo andando incontro. Lei, reduce da una storia di parecchi anni col suo ragazzo, cominciava a vacillare e distrarsi, convinta che quel mondo virtuale fosse una sorta di eden miracoloso che finalmente l'aveva nuovamente infusa di vita, mentre la normale routine 'reale' col suo solito fidanzato poteva e doveva venire dopo. Il suo compleanno fu l'occasione per riunire la truppa e, per me e N., di vederci.

Mi ricordo che ci fu una lunga telefonata, durante un mio ritorno in treno da Milano, in cui finalmente potemmo sentirci con calma e senza affidarci ad un font scritto in un modo e letto in un altro. Quella è, a tutti gli effetti, una delle poche telefonate, insieme alla prima, che ricordo con chiarezza. Fu nel corso di quella telefonata che, parlando del compleanno di Fra in programma di lì a poco a Roma, proposi di passare qualche giorno assieme oltre alla notte già decisa. Fui sorpreso di sapere che anche lui aveva avuto lo stesso pensiero. Prima? Dopo? Quando e in che modo potevamo vederci? La difficoltà, stavolta, non era rappresentata solo dai miei genitori, a cui non avrei davvero più potuto mentire come feci a febbraio, ma anche dal fatto che nel maxi-raduno per il compleanno avrebbe fatto la sua comparsa anche D., ossia il fantomatico pseudo flirt - pretendente di N. Il raduno sarebbe stato il loro primo incontro, ma la priorità di N. era di passare qualche giorno in più con me. Decidemmo di cominciare il nostro weekend di giovedì, passare due giorni interi assieme fino a quando, sabato, saremmo stati raggiunti dagli altri per festeggiare il compleanno di Fra. D., quindi, avrebbe visto N. dopo i nostri due giorni assieme.

Convinti i miei genitori, era venuto il momento di partire. Dopo la consueta doccia calda delle cinque e mezza, presi puntuale lo stesso treno che due mesi prima mi aveva portato a Roma la prima volta, durante quella due giorni abbastanza fredda e alla volta della fretta e del poco parlare. Il treno arrivò puntuale in stazione e, ancora una volta, prima del suo. Lo attesi al suo binario - avevo acquisito una certa dimestichezza - e lo vidi spuntare, alto come l'avevo lasciato, con quello sguardo un po' imbarazzato e fuggevole quando si trovava in mezzo a grandi folle. "Ciao", sorridemmo insieme. Poi, come una furia, Fra mi piombò addosso, da dietro, abbracciandomi e baciandomi. Quella era la prima vera volta in cui la incontravo, visto che a Febbraio lei era stata solo la 'scusa' per andare a Roma. Emozionatissima, mi strinse in un abbraccio lungo secoli, salvo poi staccarsi e abbracciare anche N. Seppi solo in seguito che Fra era arrivata in stazione prima di N., che mi aveva già visto da lontano, ma che aveva deciso di aspettare a venire lì perchè "era giusto che prima ti vedessi con lui". Mangiammo al McDonald della stazione Termini, tutti e tre assieme. Ero arrivato.

Ci accompagnò al camping dove avremmo soggiornato nei successivi quattro giorni. Ci lasciò lì e tornò a lavoro, mentre noi sbrigammo la burocrazia alla reception e prendemmo possesso del bungalow. Piccolo, con due letti singoli abbastanza bassi e delle coperte all'insegna del minimalismo più assoluto (per non dire squallore). Eppure, mi pareva un sogno. Al B&B di Febbraio vivevo tutto con ansia e fretta, come se fosse tutto di passaggio e destinato a durare il tempo di una puntata di Amici. Qui si poteva fare con calma, ci attendevano 4 giorni e i primi due sarebbero stati tutti per noi. Da soli.

Dopo l'incontro di Febbraio, io e N. parlammo molto del fatto che l'unico contatto fisico fosse stata una stretta di mano poco prima della ripartenza. Intendiamoci, nessun doppio senso, in fondo eravamo solo "migliori amici". Semplicemente entrambi sentivamo la necessità di un abbraccio che sancisse il grado di intimità crescente, la voglia di scoprirsi anche fisicamente e far sentire all'altro un calore che non poteva più di tanto trasparire dalle conversazioni su msn. Poco dopo essere arrivati al bungalow, D. lo chiamò. Proprio nel corso di quella telefonata gli feci cenno di unire i due lettini, per farne uno solo matrimoniale. Lui eseguì annuendo. Ne avevamo parlato, anche di questo, di quanto sarebbe stato bello dormire vicini e di come sarebbe stato l'ideale un letto matrimoniale. Proprio noi, che non avevamo mai baciato un ragazzo. Proprio lui, che da lì a due giorni avrebbe rivisto D.

E dove sarebbe rimasto D., l'avete già capito? Beh, ovviamente il posto di D. per il sabato notte sarebbe stato lo stesso mio del giovedì e del venerdì. Sostanzialmente avrei dovuto lasciare il mio posto a D. cambiando bungalow solo per una notte, andando a dormire con altri protagonisti del raduno-compleanno di quei giorni. Era una sensazione che mi dilaniava dentro: avevo voglia di star con lui e avevo tempo per farlo, ma il fantasma di D. si faceva forte nella mia testa, ricordandomi che io ero solo l'antipasto, che il piatto forte sarebbe arrivato sabato, che non dovevo farmi strane idee. Che N., in fondo, aspettava solo di poter stare con lui.

Poche ore prima della partenza, infatti, N. mi dedicò due canzoni. Tangled, dei Maroon 5, e Love me like there's no tomorrow dei Queen.

You had to go and ruin all our plans
Packed your bags and you're leaving home
Got a one-way ticket and you're all set to go
But we have one more day together, so
Love me like there's no tomorrow
Hold me in your arms, tell me you mean it
This is our last goodbye and very soon it will be over
But today just love me like there's no tomorrow

[Love me like there's no tomorrow - Queen]

Il giovedì pomeriggio scivolò lento, tra una telefonata e un po' di racconti di viaggio, senza trascurare un po' di pettegolezzi sulle persone che da lì a poco sarebbero arrivate per festeggiare Fra. Poi si fece sera. E capimmo che era il caso di cenare, dopotutto. Ma come, dove e in che modo? Il camping si trova infatti in una zona di Roma abbastanza remota, praticamente sull'Aurelia e molto lontana da ristoranti, bar o locali similari. L'unica cosa vagamente somigliante ad un punto ristoro era il supermercato dall'altra parte della strada.

Della spesa al supermercato ricordo praticamente tutto. Comprammo molto junk food: merendine a casaccio, un 'tartufo nero' che sarebbe dovuto essere il dolce, patatine e un po' di bibite. Pure dell'alcool, ma ne bevemmo mezzo bicchiere a testa. Ricordo il settore vestiti, ricordo quanto mi faceva strano essere così lontano da casa con lui, in un supermercato. Prendemmo quello che c'era e tornammo nel bungalow, che si erano fatte ormai le 21. Sgranocchiammo qualcosa, bevemmo ancora meno e ci rimettemmo sui letti, sdraiati. Io guardavo il soffitto, lui pure. Sbuffavamo. Sbuffavo, lui pure. Mancava solo il fatidico abbraccio, ma nè io nè lui volevamo fare il primo passo. E mentre i minuti passavano, nessuno dei due faceva mezza mossa. Cominciammo ad ascoltare un po' di musica, finchè partì 'la nostra canzone'.

Basta coi tuoi sogni
Libera il tuo cuore
Da quelle paure
Che non ti fanno vivere.

Serve più calore
Basta col dolore
Che ti toglie il sonno e l'anima

Per poter provare
Tutta l'emozione
Per donare amore e riceverlo
Guarda che ci sono
Sono qui vicino a te.

RIT: E anche se non puoi
E anche se non mi vuoi
Io non forzero'
Quello che sei non si può scrivere
E' troppo forte, più grande di me
Ma nella mia mente
Per le mie mani
Resti comunque la cosa più bella che c'è

Quando senti il cuore
Che fa quel che vuole
Quando un giorno muore e non sei qui

Ho bisogno ancora
Delle tue parole
Della sensazione più semplice

Ora che sto bene
Che dormiamo insieme
E la notte vola vicino a te
Non so respirare
Se tu non respiri su di me.

[Per le mie mani - Luca Dirisio]

Non so respirare / se tu non respiri / su di me. I miei occhi guardavano i suoi, i nostri respiri erano davvero vicini. Poi alzai lievemente la testa, lui spostò lo sguardo per adeguarlo al mio. E di colpo, come se non avessimo mai fatto altro in tutta la nostra vita...

(continua)

3 commenti:

  1. Amici... e soprattutto lui etero... QUALCOSA NON MI QUADRA FRATEE'''!!

    Ps Luchino DOCETT!!

    PPS I need to talk to u. :X

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  2. No no ma lui non era etero, almeno da quel punto di vista lì non mentiva :D

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  3. mi ero perso questa puntata!!!!!

    bib puoi interromeprti cosi!!!!! >_<

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