lunedì 18 ottobre 2010

BITA 2 - IL 2007 CHE CAMBIO' TUTTO - 7^ PUNTATA

Mentre il mio nome mi riecheggiava nelle orecchie e smettevo di colpo di capire cosa mi stesse succedendo attorno, cercavo di seguire scompostamente l'autrice che mi aveva appena chiesto di rimanerle dietro. Dopo una cinquantina di passi mi trovai di fronte una porta bianca semiaperta. Dietro a quella porta, il corridoio più famoso della televisione, quello con tutte le porte numerate e le vetrate che danno sulle stanzine. Il corridoio della Scuola di Amici. Mi guardavo attorno allibito, incredulo e stordito. Quel corridoio visto mille volte in televisione, in streaming sul computer, e io lì. Mi accompagnò e lasciò nella cosiddetta sala relax, dove altre persone, per terra e attorno a un tavolo, compilavano diversi fogli. Mi fu dato il mio, mi fu fatta una foto da allegare. Il primo bisogno fu quello della pipì. Sì, ho fatto pipì nel bagno della sala relax della scuola di Amici. Il secondo fu quello di chiamare N., che nel frattempo aveva raggiunto D. al suo paese.
"Ehi, indovina un po' dove sono?"
"Eh boh, dove" - rispose distrattamente
"Sono nella scuola, ho passato il primo provino"
"Ah... grande!"
"Sei con D.?"
"Eh sì"
"Vi siete baciati?"
La domanda mi uscì spontanea, senza possibilità di tenerla dentro. Vuoi l'adrenalina, vuoi la paura della risposta, glielo chiesi così, direttamente. Tergiversò, mi fece capire che c'erano andati vicini. E la mia mente uscì da quella scuola per volare parecchi chilometri a nord-ovest, con l'ansia e la solita gelosia che mi dilaniava da dentro, unita al senso di impotenza di non poter fare niente per impedire che succedesse qualcosa.

Il secondo provino arrivò intorno alle nove di sera. Mangiai qualcosa in sala relax, scarti di pizza portataci per l'occasione. Chiamarono il mio nome e seguii l'autore in questione. Il provino si tenne nello studio del sabato pomeriggio, quello che qualche ora prima mi aveva visto superare il primo in mezzo a tantissime persone. Ora no, più nessuno sugli spalti, solo io in mezzo allo studio e una scrivania di fronte a me, con delle persone sedute dietro ad essa. Tanti personaggi variegati. Ne conoscevo buona parte: Raffaella e Lalla Sempio del GF2, autrici storiche di Maria De Filippi, Fabrizio Palma per il canto, Franceschina per la danza, Patrick Rossi Castaldi per la recitazione.
"Ciao Alessandro". No ora, dico. Vi rendete conto i professori di Amici che vi chiamano per nome e vi fanno un provino da soli? Ecco. Cominciamo dal canto. Ma che, davvero davvero state parlando con me? Cantai "Ti scatterò una foto" di Tiziano Ferro. Bene, Palma mi disse che era rimasto impressionato dall'intonazione, che avrei solo dovuto metterci più trasporto. Sì, scusami se sono tipo allibito dal posto in cui sono. Sorvolerei sulla parte di danza, l'imbarazzo mi impedirebbe di chiudere questa stagione di Bita. Recitai un pezzo di recitazione letto su un foglio datomi da Castaldi e ricevetti in quell'occasione il complimento più rumoroso. Ero "portato per la recitazione". Fu tutto così lento e veloce insieme. Lalla mi rimproverò il mio non vedermi convinto.
"Sì, sarà che è un po' un'assurdità vedervi tutti in televisione per sei anni e poi trovarmi di fronte a voi e dovervi perfino rispondere rendendomi conto che state parlando con me".
"Vabbè Alessandro, ci vediamo allo stage, ok?"

Passato. Passato anche il secondo provino. Follia pura. Lasciai la scuola e corsi fuori da Cinecittà senza sapere dove stavo andando. La mia amica e un altro ragazzo che avevo conosciuto il pomeriggio mi videro da lontano e cominciarono a urlare. Mi gettai tra le braccia della mia amica, un'emozione indescrivibile. Per tutto il viaggio di ritorno fino al camping non pensavo ad altro: raccontavo tutto, anche i dettagli più insignificanti, non avevo mai provato niente del genere.

Certo, c'era N., nella sua prima serata e nottata nella città di D., con la possibilità di stare tutta la sera con lui. La mattina dopo mi confermò quello di cui avevo avuto il terrore per tutto il tempo. Si erano baciati, ed era stato bellissimo. Una botta incredibile, a fare da contraltare alla bella giornata precedente. Fu anche il giorno del ritorno a Brescia, con tante cose da raccontare a casa.

Fui richiamato per il terzo provino una settimana e mezza più tardi. La mia amica non poteva accompagnarmi, così venne mia madre. Davvero, ero una di quelle diciassettenni che vogliono fare le veline e si fanno accompagnare ai provini dalle mamme. Con la differenza che mia mamma non era vestita in modo più giovane di me, tutt'altro. La presi soprattutto come un'occasione per passare del tempo con lei, visto che non avevo alcuna aspettativa guardando verso il provino in questione.

Fu di mattina, fui puntuale e mi trovai fuori con gli altri ragazzi cantanti arrivati a quel punto. Dentro la scuola ci divisero in gruppi. Il nostro rimase un po' fermo a parlare nell'aula di danza classica per un'oretta circa, finchè ci chiamarono. Nessun provino individuale, era tutto il nostro gruppo ad essere stato convocato nel solito studio del sabato. Nel gruppo c'erano due ragazzi che sarebbero diventati Antonio Marino e, soprattutto, Tony Maiello della prima edizione di X Factor. Di quest'ultimo, poi anche vincitore di Sanremo Giovani 2010, ricordo la tendenza al silenzio e il cappellino, con l'autore che lo spronava a parlare, a litigare, e lui che non andò oltre delle ottime esibizioni. Evidentemente Amici non faceva per lui.

Nè per me, visto che buttai sostanzialmente via una grossa opportunità che la vita mi pose davanti. Pessima scelta di canzoni e soprattutto pessima attitude in un provino in cui, nemmeno troppo velatamente, veniva semplicemente chiesto di litigare e mostrare carattere. Io, che ero andato lì con lo spirito di chi si sente un miracolato, rimasi sull'educato-andante, rispondendo a domande quali "secondo te come ha cantato lui?" o "come ti posizioneresti in un'ipotetica classifica" con risposte tipo "benissimo, ha una voce eccezionale" o "no, io penultimo o ultimo, loro sono molto più bravi". Inutile dire che la sincerità non pagò, e non fui richiamato. Peccato, ma fu una bella esperienza. E dato che era l'edizione che avrebbe incoronato Marco Carta pensate un po', avrei potuto, da lì a nove mesi, essere io a gridare come un matto "mammaaahovvintuuuu".

Roma era comunque nel mio cuore. Nel giro di un anno, tra gite scolastiche, visite coi miei genitori, provini e fuitine per vedere N., già sei volte ero andato nella città eterna. Una città che mi ha sempre dato tanto, in termini di emozioni e di persone.

C'era N., però, al centro di tutto. E dopo Giugno furono lunghi i mesi a venire. La gelosia aumentava, le occasioni di vederlo diminuivano in modo inversamente proporzionale ai litigi e alle discussioni. Se da un lato non avevo più occasioni per rivederlo, dall'altro avevo la forza di un'infatuazione che era diventata ossessione e malattia. E fu quella forza assurda e inarrestabile che mi spinse, nei primissimi giorni di Agosto, a fare la pazzia più grande di sempre.

(continua)

2 commenti:

  1. Meno male che ho da lavorare molto questa settimana, sennò sarebbe troppo estenuante l'attesa fino a lunedì prossimo!!
    Salutone,
    PD

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  2. ma pensa! poco ci mancava e ti potevamo vedere in TV! e magari saresti stato meglio di Carta! :)

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