lunedì 20 settembre 2010

BITA 2 - IL 2007 CHE CAMBIO' TUTTO - 3^ PUNTATA

Verso fine dicembre, io e N. seguivamo con buona assiduità un gioco su un forum che si richiamava alle regole de La Talpa e vedeva parecchi "nickname" sfidarsi a colpi di post e prove per individuare chi era, tra loro, il traditore. Abbellito da una grafica accattivante a fare da contorno, nella homepage spiccava, su tutte, la foto di un concorrente. D., con quel nome 'mozzato' che fa un po' Voglio dare a mio figlio un nome inglese ma non saprei scrivere correttamente Michael, era oggettivamente un bel ragazzo. Dopo esserci scambiati qualche idea sulla di lui beltà, riuscimmo entrambi ad entrare in possesso del suo contatto personale. Io, in particolar modo, provai a premere un pochettino sull'acceleratore, provandoci, si fa per dire, buttandogli lì qualche mezza frase volta a capire la sua sessualità. Risposte vaghe, poco interesse da parte sua e così come mi era saltata fuori mi sparì. Con N. andò diversamente: i due cominciarono a poco a poco a parlarsi sempre di più, in breve tempo si scambiarono i numeri di cellulare e scoprii, dai racconti di N., che anche i discorsi cominciavano a diventare più intimi. Ma a me doveva fregare poco: io e N. eravamo amici (anzi, migliori amici, avevamo cominciato a definirci) e gli amici si raccontano tutto, anche delle proprie cotte.

Qualche mese dopo, come detto, io e N. cominciammo ad organizzarci per incontrarci a Roma ed andare a vedere una puntata di Amici insieme. Gli ultimi giorni di gennaio passavano veloci mentre io tentavo di inventarmi qualche scusa per convincere i miei genitori a lasciarmi partire e, soprattutto, darmi i soldi per poterlo fare. A venire in mio soccorso arrivò Fra, una ragazza di Roma che avevo conosciuto nello stesso sito dove conobbi N., con la quale passavo molto tempo a parlare, complice la stessa scelta universitaria e diverse passioni comuni. Lei, una delle mie valvole di sfogo per il rapporto con N., ebbe l'idea, al momento di organizzare il tutto, di cercare di convincere i miei genitori. Come? Ovviamente fingendo di essere lei la persona da cui stavo andando. Perchè con due genitori che stanno vivendo male l'idea che il figlio possa essere gay/bisex/quello che gli avevo detto per tenerli buoni, non è il caso di azzardare un "vado a Roma a conoscere uno che ho beccato su internet". Così Fra finse di essere la persona che dovevo incontrare e chiamò i miei genitori per tranquillizzarli. Loro, sinceramente rinfrancati dal fatto che andassi a Roma per andare a vedere una puntata di Amici con una ragazza sei anni più grande, mi diedero i soldi e la loro parziale benedizione sul viaggio. Il resto fu facile: prenotai il bed and breakfast e comprai i biglietti del treno: da lì a poche ore avrei visto N. di persona, per la prima volta.

La sveglia suonò alle 6.01 di domenica 4 febbraio 2007. Per nulla stanco, rimasi due minuti buoni sotto le coperte a tremare, un po' per il freddo, un po' per l'agitazione. Una doccia bollente mi svegliò del tutto, mentre mio padre, con poca voglia, si tirava su per accompagnarmi in stazione. Il vento freddo, il buio, l'adrenalina nelle vene. Ricordo questo e l'ansia di sbagliare o di perdere il treno. Di fronte al binario 1, in attesa dell'intercity delle 6.55, fissavo la gente e cercavo di indovinare le loro storie, concludendo che nessuna sarebbe stata simile alla mia. Le cinque ore di viaggio trascorsero abbastanza velocemente, ascoltando musica, dormendo e soprattutto messaggiando con N., alle prese con un viaggio ancora più lungo del mio. Quello che mi spaventava era l'ignoto: conoscevo davvero N.? O conoscevo la sua entità virtuale, avendo sentito la sua voce una volta soltanto? E se davvero non avessimo avuto niente in comune, se fosse andata male, come sarebbero passate quelle 24 ore scarse insieme?

Il treno arrivò puntuale a Roma Termini alle 12. Presi le mie robe e scesi dal treno. Dio, ero a Roma. Da solo, dopo aver raccontato palle ai miei e da lì a poco avrei conosciuto un ragazzo con cui avevo avuto a che fare solo in chat. Poi ci si chiede come succedono le disgrazie, ci sarebbe da pensare. Eppure, da lì a qualche mese avrei davvero pensato che sarebbe stato meglio incontrare un pluriomicida psicopatico, rispetto al ragazzo che avrei avuto di fronte di lì a poco...

Il treno di N., in ritardo di un quarto d'ora, arrivò poco dopo le 12.30, mentre io avevo cominciato a lasciare andare la tensione per via dell'attesa. Inutile dire che tornò tutta in un attimo, con gli interessi. Vedevo le persone scendere dal suo treno, cercavo di scorgerlo, ma niente. Niente nemmeno negli scompartimenti a metà treno, niente in fondo. Erano praticamente scesi tutti quando cominciavo a chiedermi se fossi capitato sul binario giusto; poi, di colpo, lo vidi. E fu stranissimo fin dal primo momento: dietro a due signore lo vedevo spuntare, alto e grosso più di quanto mi potevo immaginare, che veniva verso di me, dopo avermi visto. Trovarmelo di fronte fu spaventoso. Io sono praticamente un metro e ottanta, lui quasi dieci centimetri in più. Però mi pareva di avere davanti un gigante, o di essere io un bambino di un metro e venti. Ci salutammo, l'imbarazzo era tangibilissimo. Ruppi il ghiaccio: "andiamo al B&B?". Da parte sua solo mugugni scomposti e risposte monosillabiche alle mie domande. E sinceramente, dopo avergli chiesto 30 volte come era andato il viaggio mi trovavo un po' in difficoltà.

Arrivammo al B&B, lasciammo i nostri dati e andammo in camera. Dopo essermi rotto di vederlo così taciturno mi lasciai andare e glielo dissi: "Wè N., svegliati eh, che io son sempre Ale e tu sei sempre tu, siamo noi". Non ricordo molto altro, a parte che prese una craniata contro una mensola e che uscimmo a fare un giro nel primo pomeriggio, dopo aver sgranocchiato qualcosa ad un Mc. Senza prendere la metro, girammo un po' la zona Cinecittà alla ricerca di un internet point. Ebbene sì, ci vedevamo per la prima volta e il nostro (suo?) bisogno era quello di un computer con internet, di collegarci al sito, di sentire 'gli altri'. Dopo innumerevoli giri a vuoto ne trovammo uno ed entrammo: la cosa più inquietante di tutte fu probabilmente il fatto che entrammo su msn e mi contattò, dalla postazione accanto, dicendomi che gli faceva piacere essere lì e che si scusava per essere un po' silenzioso. E questo non mi bastò per scappare a gambe levate, per dire quando uno se le cerca.

La sera partimmo dal B&B per le otto per andare di fronte ai cancelli di Cinecittà ed entrare a vedere la puntata. Ora, non so se eravamo scemi o se in cuor mio sapevo che non era importante andare a vedere la puntata in studio, ma non so con quale folle pretesa accampavo il diritto di andare là e sedermi come se fosse il Bar Cuore sotto casa. Ovviamente non ci fecero entrare da nessuna parte, visto che il pubblico entrava qualcosa come tre ore prima della puntata, mentre io e il signorino giocavamo a prato fiorito su msn a meno di un metro di distanza. Rimanemmo in albergo e guardammo la puntata in tv. Fu divertente, e quasi intimo, visto che stavamo sullo stesso letto (nonostante lui tenesse la gamba destra costantemente per terra). La puntata lo aiutò a superare quel momento eterno di blocco in cui la sua mente gli impediva di comportarsi serenamente con me...

Quella notte fu eterna. Cominciammo a parlare intorno all'una e non finimmo fino alle quattro. Si parlò di tutto (rigorosamente a distanza, in due letti diversi e col buio che lo faceva sentire al sicuro). Mi trovai di fronte di nuovo il N. di internet, quello insicuro, che quando si apre rivela il suo mondo, che ha tante cose da raccontare. Parlammo delle prime esperienze di sesso, di omosessualità, di ragazzi. Mi raccontò anche di D.: il rapporto con lui effettivamente avanzava, e N. gli aveva buttato lì l'idea di passare a trovarlo a Macerata di ritorno da Roma. D., però, si era letteralmente cagato sotto e aveva mandato tutto a ranare con scuse banali ("i miei genitori non vogliono" "già hanno un tale pessimo gusto per i nomi, non rischiamo" e cose del genere). Sentirmi soddisfatto a quel pezzo di racconto cominciò a farmi porre delle domande, ma questa è sicuramente un'altra storia.

La mattina dopo ci salutammo velocemente, con una stretta di mano in stazione, mentre il treno mi riportava verso Brescia, confuso. Gli mandai una foto di me triste sul sedile del treno, ci scrivemmo per tutto il viaggio. Era stato bene, ero stato bene, o quasi. Da lunedì sera si ricominciò già tutto come prima, ore a parlare su msn e 100 sms al giorno, per raccontarsi vita morte e miracoli della giornata.

L'occasione per rivedersi arrivò più di due mesi dopo: il compleanno di Fra e l'invito al suo compleanno a Roma, per fine aprile. Partì tutto troppo bene, successe tutto in modo troppo inaspettato. Fu il 19 aprile 2007 che tutto cambiò, definitivamente.

5 commenti:

  1. Quell'aprile 2007! Ma che c'era nell'aria?!?
    Per me quel periodo fù il momento della svolta. Dove tutto cambiò e nulla rimanne uguale dentro e fuori di me.
    Besos,
    PD

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  2. Pardon "rimase" non "rimanne". Sono proprio ignorante.
    PD

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  3. "mi contattò, dalla postazione accanto, dicendomi che gli faceva piacere essere lì e che si scusava per essere un po' silenzioso."

    .___.

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  4. Ale è tre post che "cambierà tutta la tua vita" :) Arriviamo al punto di svolta ti prego ... voglio sapere.

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  5. effettivamente anche per me il 2007 e' stato l'anno della svolta.

    Deve esserci stato qualche allineamento astrale/planetario particolare *_*

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