lunedì 13 settembre 2010

BITA 2 - IL 2007 CHE CAMBIO' TUTTO - 2^ PUNTATA

Ero diviso a metà. Da un lato tentato dalla Psicologia tradizionale, la cosiddetta "scienze e tecniche psicologiche", dall'altra spinto dalla corrente "scienze della comunicazione, a te che piace la tv, il mondo dello spettacolo e dei media", con in sottofondo il ritornello che, siccome mio fratello è giornalista, avrei potuto/dovuto fare qualcosa di molto simile. E quel qualcosa di molto simile lo trovai a Verona, sotto "Scienze della comunicazione" con indirizzo in giornalismo. Molto, molto invitante, presi tutti i contatti per andare a fare il test di ingresso e approfittai di un pomeriggio senza scuola per andare addirittura a vederla, questa facoltà, accompagnato nientemeno che dal fantomatico ciellino M., con cui eravamo nel periodo di pseudo amicizia. Bella, pulita, coinvolgente, mi rapì e mi proiettò il mio futuro da studente universitario veronese, a 45 minuti di treno da casa.

Invece scelsi Milano, e il motivo fu semplice. A Milano c'era l'unico indirizzo che coniugava in un'inter-facoltà i corsi di Scienze e Psicologia, dando la possibilità di scegliere il percorso al terzo anno in base alla divisione del piano di studi. Per quello e perchè arrivai secondo al test di ingresso. Mi accompagnò mia mamma, prendemmo una camera di hotel per la notte prima del test. Lo feci (erano domande di logica, cultura generale e conoscenze varie ed eventuali) e mi ritenni abbastanza soddisfatto, senza esultare particolarmente. Quando uscì la graduatoria, trovai quel "2" che indicava il mio secondo posto. Che poi sarebbe stato un primo, senza la media con il voto di maturità, che mi fece scivolare dietro ad una uscita con 100. Scrissi sul blog del secondo posto, e tra i commenti trovai anche quello di N., conosciuto solo due mesi prima, che si complimentava. Quel risultato, forse più dell'indirizzo di laurea, mi fece scegliere Milano-Bicocca e mi fece diventare, a tutti gli effetti, un milanese immigrato.

I primi due anni di università, come si sa, li ho fatti da pendolare. Questo significa(va), tutte le mattine, svegliarsi due ore prima della prima lezione e, tutte le sere, tornare a casa due ore dopo la fine dell'ultima lezione. Snervante, e soprattutto dava tanto, troppo tempo per riflettere. E' stato guardando fuori dai finestrini del treno che ho capito cosa provavo per M., prima, e per N., poi.

A tutto novembre 2006, il rapporto con N. proseguiva a gonfie vele: le chiacchierate su msn si facevano sempre più cospicue e riflessive, la mole di kilobyte nell'archivio conversazioni si faceva più imponente, il nostro grado di intimità cresceva giorno dopo giorno... A fine novembre litigammo. Non so perchè, ricordo solo che il litigio avvenne di domenica, di pomeriggio. Poi uscii a bere l'aperitivo con due mie amiche e andai avanti a stuzzicarlo via sms, le frasi penso riguardassero il suo modo di intendere il rapporto, così diverso dal mio, così teso a non farlo diventare qualcosa di serio. Quando, verso sera, dopo l'aperitivo, gli chiesi se c'era la possibilità di chiarire, mi rispose: "Ale, se non ho mai chiuso la finestra di Vodafone.it (da dove mi mandava gli sms quando finiva il credito) evidentemente non aspettavo altro" e concluse spiegandomi quanto era stato male tutta la sera e implorandomi che queste cose non succedessero più. Beata ingenuità. Fatto sta che le cose stavano andando ben oltre il semplice rapporto virtuale, il rapporto stava assumendo contorni che interessavano la vita di tutti i giorni.

A Capodanno, mentre io ballavo i trenini in una discoteca orribile in provincia di Brescia, gli scrissi felice ed ebbro (di alcool), mentre lui si accingeva a vomitare l'anima dall'altra parte dell'Italia. Lui disse che aveva dimenticato il suo primo amore etero, io che non avevo risposto al messaggio di M. e che oramai poteva andarsene a cagare e che ero felice così. E non sapevo ancora cosa mi avesse fatto dimenticare di M...

Io gli raccontavo di quello che mi accadeva durante il giorno, lui mi teneva compagnia nei suoi viaggi in treno... lui mi raccontava di quando accompagnava la sorella in paese, io gli tenevo compagnia mentre si occupava della nipotina... Poi ci scambiammo foto, cominciammo anche a mandarci alcuni mms per condividere non solo quello che provavamo, ma anche quello che vedevamo... io gli mandavo le foto di mia nipote, lui quelle della sua, io gli facevo vedere la mia università, lui il mare...

Arrivò come una normale continuazione di questo rapporto in divenire il desiderio di vedersi. L'idea mi balenò in testa un pomeriggio qualsiasi e gliela proposi: perchè non ci andiamo a vedere una puntata di Amici nello studio a Roma? Roma a metà strada, Roma città eterna, quale luogo migliore per vedersi la prima volta? Non mi ero mai incontrato con nessuno conosciuto su internet, ma con lui, dopo quasi sei mesi di chiacchiere online, mi sentivo a mio agio come con nessun altro prima... sapeva probabilmente più cose lui di me che molti dei miei amici più stretti nella vita reale. L'idea, difficilmente realizzabile, cominciò a prendere forma. "E se andassimo a quella del 21 gennaio?", "no, io non riesco, quella dopo?", "no non riesco io". Quella dopo ancora, ai primi di febbraio, lui doveva andare a Parma, a trovare dei suoi ex compagni di liceo, ora universitari fuori sede. E incredibilmente, decidemmo di attaccare a quella uscita la nostra data romana. Stabilimmo che il nostro incontro sarebbe avvenuto il 4 febbraio, a Roma, in occasione della terza puntata di Amici 6.

Per quanto la data cominciasse ad assumere una parvenza di realtà, non ci credetti più di tanto. Il progetto restava campato in aria, i miei genitori sarebbero stati impossibili da convincere, difficilmente avrei trovato da solo i soldi e non si sarebbe fatto nulla. Tuttavia, questa fu l'occasione per la prima telefonata con N. Ebbene sì, nonostante i tanti sms (ormai si viaggiava nell'orbita dei 100 sms al giorno, complice la Infinity della Vodafone, e spesso ci si avvicinava al tetto dei 100 mms, pure), non ci eravamo mai sentiti a voce. Dato che ci dovevamo vedere, sentirci telefonicamente era un passo che andava fatto. E infatti accadde. Una sera, io ero a casa a Brescia da solo, lui a Parma dai suoi ex compagni di liceo, ci sentimmo.

Fu una sensazione stranissima. Passi sei mesi a idealizzare una persona basandoti sul suo colore di scrittura su msn, sul suo stile negli sms e sulle due-tre foto che di lui hai visto tra il web e gli mms, poi bam, come una sprangata nei denti ti coglie la realtà. La sua voce era quanto di più lontano possibile da ciò che mi ero immaginato. E sì che potevo arrivarci: un metro e novanta per quasi ottanta chili, non potevo aspettarmi la voce dell'Ape Magà. Eppure la sua voce bassa, timbrata e sussurrata mi spiazzò. Fu come se qualcuno avesse disturbato un mio sogno, svegliandomi. Ma la cosa non mi infastidiva, semplicemente mi proiettava ad un altro livello...

Nel corso di quasi un'ora di telefonata parlammo di tutto, dai dettagli organizzativi del nostro eventuale incontro ai reality, la tv, i suoi amici, la mia università, i messaggi che ci scambiavamo, senza farci mancare qualche sempreverde sfottò sull'accento dell'altro. Lasciai giù il telefono e la sua voce già mi mancava. Era un altro passo verso il passaggio dal virtuale al reale, dall'immaginato al vero. Fu anche quella telefonata a farmi decidere per stringere i tempi, farmi coraggio e, contro tutti i pronostici, cercare di realizzare davvero quel fantomatico incontro al 4 di febbraio.

E ci riuscii. Verso mezzogiorno e un quarto del 4 febbraio 2007 io e N. ci trovammo l'uno di fronte all'altro per la prima volta. E fu una sensazione, se possibile, ancora più strana. Fu la prima volta che ricevetti da parte sua quel trattamento che, volente o nolente, mi sarebbe diventato familiare nei mesi a venire. Il silenzio.

(continua)

4 commenti:

  1. Noooo!! Mi sono perso che fosse iniziata la seconda stagione di Bita, me tapino...
    Ora ogni lunedì questa sarà una tappa fissa =D

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  2. Bravo, bravo!
    Sai proprio rendere bene l'emozione e le aspettative di quei giorni.
    PD

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  3. non so perche ma a me quel M mi stava sul c***o gia nella stagione passata di Bita! meno male che te lo sei scordato va...

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  4. Per certi versi mi sembra di leggere la nascita della mia prima "virtuo/storia".
    veramente tante le cose che ho in comune con te.

    abbraccio fratellin

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