Fondamentalmente non avevamo più il rapporto di una volta. Per me lei non è mai stata reale nel vero senso della parola. Non conoscevo il suo volto, è sempre stata una curiosità mai soddisfatta. Per me lei era una voce. Una voce amica, una voce fastidiosa, una voce di rifugio, una voce di sostegno, una voce invadente, una voce che-davvero-vorrei-sentire-tutti-ma-te-no, una voce che c'è stata tante volte. Senza che lo capissi. La paragonavo a un personaggio di un telefilm, "Quell'uragano di papà" con Tim Allen, il cui protagonista aveva un vicino saggio e consigliere di cui non si vedeva mai la faccia.
Il ricordo più intenso che ho di lei è legato a un episodio di Giugno 2007, quando, solo in un bungalow romano, piangevo disperato perchè mi sentivo preso in giro, ignorato e sottovalutato dalla persona a cui stavo dando tutto - e troppo - me stesso. Lei mi ha tenuto compagnia al telefono, consolandomi ("no, non fare così, mamma mia Ale, sentirti così mi ammazza, ti prego calmati, respira") e preoccupandosi per me come una seconda mamma.
Mi è stata vicina anche durante il coming out coi miei. Quando avevamo finito di parlare di *lavoro* si accertava della situazione coi miei genitori, mi dava consigli e mi faceva capire quale fosse il punto di vista di una madre nei confronti delle preoccupazioni che si provavano per un figlio.
Quando non riuscivo a dormire ed ero solo in casa, non stentava a tenermi compagnia fino ad oltre le tre, distraendomi o, su mia sollecitazione, spiegandomi che non avevo proprio niente da temere. Ecco, vorrei quello. Vorrei non avere paura di non riuscire di nuovo ad addormentarmi, vorrei parlare di stronzate per ore e ore distraendomi e dandoci l'importanza che non meritano.
Perchè glielo dicevo sempre, citando una frase letta chissàdove, che non doveva "cercare contenuti sociologici anche negli orari dei treni". Ma lei lo faceva, ci si impegnava. Trovavo assurdo che passasse la notte a osservare la vita di esimi sconosciuti, ogni anno, sempre diversi e sempre stupidi. Ma per lei erano cose di fondamentale importanza. O distrazione, probabilmente.
Mi irrita pensare che discutevamo per stronzate. E che non abbia più tempo di tornare indietro e dirle "ma ti pare normale litigare per un programma televisivo?" e riascoltare i suoi sermoni sull'onestà intellettuale di qualche scialba starlette biondina o sull'intrinseca cattiveria di qualche psicopatico fenomeno da baraccone.
Ma non c'è più tempo, le nostre vite si sono incrociate e ri-separate. La mia continua, da solo, la sua è finita qualche giorno fa.
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