lunedì 14 giugno 2010

PRIMO GIORNO DI LAVORI. FORZATI.

Ognuno fa il lavoro che più lo compete, più lo caratterizza e lo stimola. E ci mancherebbe altro che non fosse così. E' sostanzialmente per questo motivo che io, in una giornata di distribuzione libera di curricula, decisi di darne uno in una libreria vicino a casa. Voglio dire, se avessi voluto spaccarmi la schiena e fare l'attività fisica di 10 ore di palestra, probabilmente il curriculum l'avrei dato al cantiere in fondo a Piazza della Repubblica. No, era una libreria. Sembrava un'innocua libreria, almeno.
Quando qualche giorno fa mi hanno richiamato per offrirmi questo lavoretto estivo ("leggero leggero, mezza giornata al massimo") ero abbastanza esaltato: periodo giusto, orario giusto, posto giusto. Non potevo sapere che la mia idea di lavoro in libreria era diametralmente opposta alla loro.

Gasato dall'idea del "primo giorno di lavoro", mi dirigo puntuale alla libreria vicino a casa per cominciare. La fauna locale era composta da tre individui: la vecchia testuggine, ossia un anziano sui 350/400 anni circa, gobbo e brontolone che aveva al tempo accettato il mio curriculum con astio; il figlio, una sorta di nerd sui 30/40 anni; una simpatica otaria (che non ho tuttora capito se sia imparentata o meno) sui 25 anni, che mi sorrideva con gentilezza (che poi ho realizzato essere compassione/pietà).

Primo compito effettivo: aiutare Vecchia Testuggine a sistemare una parte della libreria. Sostanzialmente svuotare tutti gli scaffali (circa 12 librerie da 9 ripiani ciascuna con una cinquantina di libri su ognuno), pulirli dalla polvere (in meno di cinque minuti avevo le mani nere) e rimetterli a posto, in ordine alfabetico d'autore, di titolo, di casa editrice, di scala cromatica, di spessore, di lunghezza del lato corto e di quarta ristampa. Due ore e mezza, in cui mi sono completamente giocato ogni muscolo di mani e braccia e, in altre due occasioni, pure l'osso del collo, visto che, in bilico su una scala a norma quanto lo può essere l'ultima versione di Emule, stavo per volare faccia avanti sull'ultima edizione dei Promessi Sposi. Sorvolerei direttamente sulla maleducazione di Old Turtle, che mi urlava contro al primo errore di passaggio di libro in ordine alfabetico. La cortesia non è di casa, pare. Finito quel lavoretto (due ore e mezza, 'na pacchia), siamo passati al trasporto di 7 pile di dizionari dal retro della libreria alla cantina (ottantuno scalini sotto un labirinto di porticine, ferri sporgenti e fili spinati, si intende). L'ho fatto, grondando sudore, ho finito tutto.

Ore 12.45, a un quarto d'ora dalla fine del turno stabilito. "Senti - chiede il nerd - questi 10 ripiani (un cinquecento libri, che sarà mai dopotutto), me li porti in cantina?". Prego?
In sei viaggi ho svuotato circa 2 ripiani e mezzo, dopodichè era davvero più il sangue che il sudore (la carta taglia e i libri segano le braccia) a scorrere e mi sono arreso.
"Tranquillo, finisci domani".

Ora, le quote SNAI aggiornate alla serata di stasera danno:
a 1.40 il fatto che domani sarà l'ultima volta in cui mi presenterò
a 2.30 il fatto che non mi presenti neppure
a 2.50 una scenata in cui mando tutti a fare in culo a metà mattina e me ne vado
a 3.50 riuscire a finire anche la giornata di domani
a 10.00 la carneficina

2 commenti:

  1. Piu che un assistente volevano un tuttofare, uno da far sgobbare.
    E' vero che alle prime esperienza bisogna un po' resistere e mandare giu bocconi amari dalla tua descrizione mi sembra palese come i tizi volessero piuttosto un operaio.

    Prova con la Mondadori, o la Feltrinelli!!
    E il lavoro deve essere contratto-regolamentato!!!

    :XXX

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  2. Resisti!
    una volta che avrai finito i compiti potrai tranquillamente mandarli a quel paese ma per lo meno saprai di aver fatto il tuo dovere se non addirittura di piu.

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