
Da quando ho sentito parlare del progetto “Amiche per l’Abruzzo” ho realizzato che avrei fatto di tutto per essere presente, possibilmente in prima fila. Questo, ahimè, significava una sveglia puntata alle 6 e qualcosa come 17 ore in piedi, affidandomi, tra l’altro, agli storicamente tutt’altro che impeccabili mezzi pubblici milanesi. In coda dalle 8.30 della mattina, attendiamo pazientemente nelle serpentine fuori dal gate. Il posto, chiaramente, è nel prato. L’obiettivo, manco a dirlo, è battere il record del mondo sui 400 metri piani ed arrivare sotto il palco. La disorganizzazione tutta italiana, tuttavia, ci impone di allontanarci dai cancelli poco prima di mezzogiorno, vanificando, di fatto, ore di coda, visto che tre ragazzine con la fascia di Alessandra Amoroso ne approfittano per guadagnare metri preziosi. Una mentalità prettamente italiota che non perde occasione per riconfermarsi. Tant’è. Verso le 13 il primo falso allarme, le ore d’attesa dovranno essere altre 2: solo alle 15 si aprono i cancelli, veloce strappo del biglietto e parte lo sprint per un posto d’onore. Le ore di educazione fisica negli anni passati al liceo permettono un buon piazzamento, sono praticamente sotto il palco, con solo due persone davanti.


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