giovedì 12 luglio 2012

IL PRECARIATO INIZIA IN UNI

Dopo quella che spero sono fermamente convinto essere stata l'ultima sessione estiva della mia vita, sono a meno due.

Due esami mi separano dalla laurea specialistica e dall'allontanamento semi-definitivo dalla realtà accademica. È l'aspetto più importante in realtà, perché questi ultimi mesi, per occorrenze di tirocinio e tesi mi hanno visto parecchio inserito nel sottobosco dei piani alti. Tra fotocopiatrici e uffici studenti e professori si fronteggiano in un gioco delle parti infinito e stupido, alimentato solo dalla pigrizia degli uni, la frustrazione degli altri e dall'infinita burocrazia universitaria.

Dico così perché se normalmente se ne vedono di tutti i colori, stando a contatto con quegli ambienti se ne vedono anche altrettante. Professori che si negano all'ultimo istante, di fronte a studenti arrivati da un'altra regione e in attesa da ore di un inutile "ok" che potrebbe benissimo arrivare via email, se lor signori non si fossero fermati al 1937.

Non solo episodi, anche conferme. Da persone che i professori li vedono tutti i giorni (tirocinanti post lauream) e che confermano tutte le più sadiche dicerie. I professori universitari non sembrano stronzi, sono stronzi. Non tutti, ovvio. Quasi. In quell'ambito cercano conferme che mancano altrove. Compensano. E la vita degli altri - semplici studenti - non è importante come la loro.

Per non parlare dell'infinito discorso sulla meritocrazia dei voti, numeri casuali che però marchiano a fuoco prestazione e rendimento finale, tramite medie che oscillano in base al colpo di culo, all'umore del professore e a ho già detto colpi di culo?

Insomma tanta voglia di finire e di dire addio a un sistema che così non ha ragione di esistere e di conseguenza non prepara al "dopo", quale che sarà. Anzi, ne illustra i meccanismi più malati, anticipandoli e non mediandoli con una paga più o meno consolatoria.

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