martedì 4 maggio 2010

CONVIVENZA

No, non vado a convivere col mio ragazzo. Magara.
Riflettevo semplicemente sul fatto che, potenzialmente, la mia convivenza milanese con le tre coinquiline - di cui non ho mai eccessivamente parlato sul blog (mai sottovalutare la potenza di Google) - potrebbe essermi d'aiuto in un'ipotetica futura convivenza affettiva. Lo so, sono contesti diversi, da qui a cinque anni non mi ci vedo a ruttare a tavola (anche se...), pulire la camera una volta al mese (anche se...) e guardare telefilm fino alle 2 di notte (no, potrebbe uccidermi per molto meno). Tuttavia alcune cose si imparano solo dall'esperienza della convivenza prolungata: la pazienza, la capacità di aspettare l'altro/a e in qualche modo coordinarsi per fare le cose assieme. E' una sorta di famiglia obbligata, in cui non si ha nè si deve provare una qualsivoglia forma di affetto per gli altri.

Che poi l'affetto, per forza di cose, si crea. Nasce, aumenta, diminuisce, passa e si trasforma giorno per giorno, a seconda degli avvenimenti. Ciò che non si deve sottovalutare, però, sono gli equilibri. In questa casa, ad esempio, tolti io e la mia amica-di-una-vita, i rapporti tra le restanti due coinquiline sono talmente particolari e indescrivibili che in confronto la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia era un broncio di una settimana. Non si sopportano, ma niente è palese. Sorrisi educati, frasi di circostanza, ma nessuna delle due si fa pregare per parlare male dell'altra alla prima occasione utile. E' meraviglioso e così splendidamente femminile che mi fa tanto sentire Gossip Girl, visto che raccolgo un po' le confidenze di entrambe senza schierarmi nettamente (ma la mia preferenza, è ovvio, ce l'ho, siamo umani anche noi AlfonsiSignorini).

L'unica cosa che mi perplime e lascia un margine di pericolo in questo tipo di convivenze è la fuga di notizie. Dovete capire che è infatti il gioco preferito di ogni studente fuori sede raccontare a colleghi universitari, amici o semplici conoscenti, persone che si incontrano per la prima volta o cassiere del supermercato le abitudini più intime dei propri coinquilini. Suppongo abbia una funzione normalizzante, quella di far capire che, se in casa si è i più normali, si è particolarmente degni di attenzione nel contesto universitario. Capita così che, quando il compagno d'università entra in casa, sappia sui tuoi coinquilini più di quanto sanno i relativi genitori, o che, quando qualche coinquilino invita amici a cena, si cerchi di presentarsi nel modo migliore possibile risultando più fasulli e costruiti di quanto si farebbe in una cena coi suoceri.

7 commenti:

  1. Non ho mai provato la convivenza pero mi sarebbe piaciuto :)
    prima di andare a vivere da solo avevo vagliato la possibilita' di vivere con altri ragazzi o ragazze in contesto friendly ma poi alla fine non se n'è fatto nulla...

    spettegolare su cio che fanno i coinquilini non ha prezzo *_* (attento pero che anche le altre coinquiline molto probabilmente lo fanno con te :D )

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  2. convivenza a rischio suicidio - per lui eh

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  3. almeno io ho un lui

    ma comunque un :X di incoraggiamento al mio primo "anonimo" ufficiale

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  4. Io non sono tipo da convivenza civile quindi per il bene dell'umanità EVITO!!!
    Un abbraccio
    Gabri

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  5. madò...ero un diciannovenne imberbe quando sopportai la difficile convivenza con 4 calabresi eterissimi e tra sughi di'nduja e frittura di cipolle e patate (per non toccare l'argomento w.c....) ho tenuto duro fino ad una mattina di maggio quando impazzendo sono letteralmente corso in strada scappando... dopo altre convivenze con amici però fino all'attuale col mio p. che non so come fa a sopportarmi ormai da un bel pò... però i pettegolezzi e le bolgie in casa un pò le invidio... ;O

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. http://www.youtube.com/watch?v=_Rl8iS8egVQ

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