sabato 11 luglio 2009

COSE CHE CAMBIANO

Per molti un fallimento d'università potrebbe essere una bocciatura cronica ad un esame, l'andare fuori corso, non riuscire a trovare l'indirizzo adatto alle proprie capacità, trovare un corso ostico. Per me non è propriamente così. Intendiamoci, non stapperei lo champagne in nessuno di quei casi, ma solo qualche sera fa ho realizzato quello che per me è un fallimento propriamente detto.
Se penso che in tre anni di università le persone con cui ho legato e con cui ho passato i primi meravigliosi anni, per un motivo o per un altro, non ci sono più, mi prende male. Uno, il ragazzo trascinatore che legava il gruppo se ne è andato poco dopo l'inizio del secondo anno. Non ce la faceva, non aveva voglia di studiare, aveva trovato un lavoretto, dopo qualche esperienza da Mac Donald's e simili. Per me questa partenza è stata devastante; non so perchè, forse sentivo che si sarebbe rotto qualcosa. Non sapeva neanche di me, non era una forte amicizia; semplicemente con lui tramontava il periodo bello dell'università.
Mamma mia, sembra paurosamente un post di River fino ad ora. Me ne scuso.
Tolto lui, rimaneva un gruppo di ragazze pronte ad odiarsi, come nella loro natura, per stronzate. O motivi di studio. Una letteralmente ossessionata, chi non aveva la media del 30 non aveva il senso della responsabilità, un'altra più sballata e indietro di mille esami, una via di mezzo particolare, un po' bandierina tra i vari gruppi, altre ragazze minori, già passate alla concorrenza. Motivi di lavoro, di corsi a scelta ci hanno diviso definitivamente, fino ad arrivare ad oggi, dove nell'ultimo mese ho sentito solo una di loro, per parlare della sua tesi di laurea.
Per me questo è un fallimento. Non so loro, ma ho investito molto sentimentalmente. A metà di quest'anno ho provato a chiarirglielo: sembrava di avere ottenuto qualcosa, ma si è spento in un amen. Certo, per ogni persona persa ce n'è un'altra fantastica che arriva. Ma non è quello il punto.
Sostanzialmente mi spiace e mi devasta il tempo che passa, la sensazione inarrestabile del cambiamento delle persone, delle strade che, volenti o nolenti, si devono dividere.

Il problema è che il tempo passa, le persone pure e restano solo i ricordi. E per quanto sia ingeneroso incolpare qualcuno di non volerli tenere vivi, pare assurdo essere condannati ad essere gli unici a preoccuparsene. Tutto qui.

2 commenti:

  1. ogni tanto passo dal tuo blog...leggo qualche post...ma non vorrei sembrare invadente nel commentare, cmq noto sempre una grande sensibilità e capacità di esternare ciò che senti/pensi. E' una cosa che piacerebbe fare anche a me, più volte ho pensato di aprire un blog..

    RispondiElimina